Dai booktoker ci salveranno i libri brutti

Tutti a farsi i selfie al Miu Miu Literary Club, illusione di lusso per le giornaliste editoriali ed ennesima appropriazione culturale da parte del mondo della moda milanese. Tutti da tempo ormai a postare copertine per elevarsi, copertine che spesso vengono disegnate dai grafici proprio per essere condivise sui social. Bookinfluencer assunte da Repubblica. Pastello Adelphi nell’era della sua riproducibilità instagrammabile, vecchio Einaudi da bancarella come status symbol della bolla. Fotografare ormai equivale a leggere. Ma c’è anche chi usa lo stesso metodo per andare nell’altra direzione, come il bresciano millennial Auroro Borealo, cantautore già di cult come “Cologno Lord” e che – dice nella bio – da anni porta avanti attività di ricerca e divulgazione del “diversamente bello”. Da un po’ Borealo è attratto dagli scarti, dalle chicche cringe, dalle autopubblicazioni disagevoli, da quei libri che per qualche motivo ci fanno ridere – o piangere – per quanto ridicoli, specchio delle pulsioni peggiori di un’Italia vanzinesca e monicelliana nel cuore, libri che sembrano meme ma che esistono davvero.
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