Ecco come Orbán vieta i Pride mascherando la repressione da tutela pubblica

È sempre più buia in Ungheria la notte dei diritti e delle libertà individuali dopo il voto parlamentare di lunedì 14 aprile. E, ancora una volta, a partire dai diritti e dalle libertà delle persone Lgbti+. Con centoquaranta voti a favore e ventuno contrari l’Assemblea nazionale ha approvato un emendamento alla Costituzione sì da allinearla alla cosiddetta legge anti-Pride del 18 marzo.E poco importa se si tratta della quindicesima riforma della Magyarország Alaptörvénye o Legge fondamentale dell’Ungheria nell’arco di appena quattordici anni. Il provvedimento legislativo del 18 marzo ha di fatto vietato l’organizzazione o partecipazione a pubbliche manifestazioni Lgbti+ come le Marce dell’orgoglio o Pride: i trasgressori, che potranno essere identificati dalle forze dell’ordine attraverso l’uso di software per il riconoscimento facciale, rischiano una multa fino a duecentomila fiorini, pari a quasi cinquecento euro.
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