Quando il Papa incontrò sé stesso l’abbraccio che non sconvolse il tempo
Dieci anni fa, in Vaticano, accadde qualcosa che — fosse stato un film — avrebbe mandato in tilt il continuum spazio-temporale. Due uomini vestiti di bianco, uno accanto all’altro, in un abbraccio che sembrava sfidare ogni logica storica. Non era Ritorno al futuro, eppure l’immagine evocava proprio quel tipo di paradosso: un Papa che incontra un altro Papa, anzi, un Papa che incontra se stesso. Ma nulla si spezzò. Il tempo non si fermò. L’armonia cosmica non fu violata.Benedetto XVI e Francesco, diversi in tutto, eppure capaci di condividere lo stesso spazio, la stessa veste, lo stesso destino. In molti hanno cercato — con zelo o forzature — di leggerli come antagonisti o, al contrario, come compagni di cammino pronti a dividersi una pizza, una birra e una finale dei Mondiali. Ma la realtà è stata più semplice, e per questo più disarmante: nessun dualismo, nessuna fusione.
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