Con Francesco la Chiesa è diventata più globale e vera Anche nella sua fragilità

???La prima immagine che mi viene in mente è una delle ultime: papa Francesco in maglia di lana, coperto da un poncho andino a righe nocciola, le cannule trasparenti di un respiratore nel naso, il volto tirato eppure sorridente. Quell’immagine è di una settimana fa: Bergoglio porta addosso i segni della malattia con la stessa disarmante semplicità con cui aveva inaugurato in suo pontificato, nel 2013: “Buonasera”. Non un santo e meno che mai un re – spogliato perfino della veste bianca –, ma solo un uomo come lo siamo tutti, alla fine della vita: anziano, sofferente, fragile sulla sua carrozzina. In quell’immagine c’è dunque il compimento del senso più profondo di questi suoi dodici anni alla guida della Chiesa di Roma, nel nome di Francesco, che più di ogni altro incarnò la radicalità del Vangelo contro la seduzione del potere – a partire dal potere ecclesiastico –, il primato degli ultimi, l’amore per tutto il creato, in antitesi ai simboli regali, alla malia e agli spifferi cospiratori dei palazzi.
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