Via Mora le memorie manzoniane e la coppetta che sa di estate
CucchiTorno ogni tanto volentieri in una stretta via centrale: Gian Giacomo Mora. Mi riporta a lui, certo, il Manzoni della Colonna infame, poiché, nel 1630, il povero barbiere Mora, innocente, fu giustiziato come "untore" nel tempo della peste. Io passeggio nella strada a lui dedicata, che vorrei pedonale, osservandone la vitalità molteplice e attraente. Intanto, mi coinvolge l’urbana decenza semplice ed elegante delle case, da una delle quali, appena entrato dal corso di Porta Ticinese, vedo spuntare bei grappoli di verde, proprio accanto all’insegna del Burgez, che porta la sctitta, tanto per cambiare in inglese, "Try not to come back if you can", mentre attorno hanno ricoperto dei soliti orrendi scarabocchi. E allora tiro dritto. Ma la via si caratterizza anche per un buon numero di negozi di vestiti usati, il cosiddetto vintage, dai quali a volte mi sono servito, e ci sono non pochi locali, bar o ristoranti, che si susseguono con insolita continuità.
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