Meriem carcerata in Siria lei che scappò dall’Italia per combattere con l’Isis
Lo Stato islamico è una malattia da cui non si guarisce. Meriem Rehaily era sparita dieci anni fa dai radar. Appena diciannovenne era scappata da Arzergrande (Padova), dove viveva con la famiglia di origine marocchina, e si era arruolata nei battaglioni dei tagliagole. Dopo un iniziale presunto pentimento, seguito alla cattura da parte delle forze curde, aveva lanciato segnali di rimorso. «Ho sbagliato, perdonatemi», giurava. Una bugia. O forse una trappola. Oggi Meriem mostra il suo vero volto, che non è quello incorniciato dal niqab, che le lascia scoperti solo gli occhi. È il volto del terrorismo folle dei seguaci di Al Baghdadi che non vogliono deporre le armi. «Quel periodo era così bello e stavamo tutti bene», ha dettola donna a due giornalisti italiani che hanno pubblicato sul magazine americano New Line sun reportage da Camp Roj, in Siria.
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