Ce ne freghiamo della memoria condivisa

Roma, 25 apr – Condividere, nel significato originale che ne dà il Tommaseo nel suo Dizionario della lingua italiana, non è quello che oggi, comunemente, viene riconosciuto a questo verbo. Piuttosto è un “dividersi che più fanno insieme di una cosa, in parti uguali o no”. È, appunto, un dividersi qualcosa con qualcuno; magari dopo un gentleman agreement: comunque un atto che sancisce una divisione. A me questo, a te quello. E però, un verbo che segnalava la spartizione di qualcosa, nel suo significato colloquiale è oggi pervertito nel senso di “avere o mettere in comune con altri”. Hanno contribuito alla perversione semantica i social network, benché il verbo “to share” – usato trasversalmente per significare appunto la condivisione di contenuti – anche in inglese voglia dire “dividere”, “spartire”, e solo in senso figurato “prendere parte” a qualcosa (col sostantivo “share” si indica il vomere dell’aratro).
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