Gli alcolisti: tipologie e cause della dipendenza
Una delle forme di dipendenza più diffuse è quella da alcol: questa sostanza, infatti, è più facile da reperire rispetto alle altre droghe.
Naturalmente non dobbiamo pensare che tutti coloro che bevono alcol siano alcolisti. Questi ultimi non riescono a tenere sotto controllo le quantità di alcol ingerite; hanno atteggiamenti aggressivi e spesso violenti; vanno incontro a numerosi problemi di carattere fisico, psichico e anche sociale (nelle relazioni private e sul lavoro).
Vari studi hanno confermato che esistono più tipi di alcolista, e che sono numerose le potenziali cause di questo disturbo. Sì, perché l’alcolismo è classificato nel DSM-5 come una malattia cronica, che potrebbe persino portare alla morte.
“Fermare il comportamento per capire il comportamento”: questo è l’obiettivo dei professionisti del Centro San Nicola di Arcevia, che si occupa della cura delle dipendenze – da alcol, droghe come la cocaina e la cannabis, gioco d’azzardo ecc. La struttura che abbiamo appena nominato è una colonna portante da questo punto di vista nel territorio italiano, ed è stata accreditata con “eccellenza” dall’Assessorato alla Salute.
Presso il San Nicola è prevista la residenza breve, ma i pazienti sono seguiti anche nei mesi successivi, sia nella sobrietà che in caso di ricadute. Queste, purtroppo, sono abbastanza frequenti in chi soffre di una dipendenza.
Tipi di alcolista
A proposito dell’alcolismo, è molto interessante l’analisi di Furlan e Picci. Pier Maria Furlan e Rocco Picci, nel 1990, hanno pubblicato un libro dal titolo Alcool, alcolici, alcolismo: un’opera in cui distinguono 7 profili di alcolista.
Tali categorie sono:
- il compulsivo;
- il gregario;
- il reattivo;
- l’autistico;
- il solipsistico;
- il pulsionale;
- il regressivo.
Ma andiamo con ordine. Il bevitore compulsivo è l’alcolista per antonomasia, quello che non gestisce i propri impulsi e beve tutti i giorni fino a stordirsi. Queste persone hanno elevate probabilità di essere soggette a condizioni di incoscienza, e di trovarsi in situazioni pericolosissime come il coma etilico.
Il gregario è colui che consuma alcolici in compagnia: di solito non va mai oltre un certo limite, ma per lui bere è indispensabile per sentirsi parte di un gruppo. Il bevitore autistico ne rappresenta un po’ l’opposto, essendo quello che vive ai margini della società e spesso nella povertà più assoluta.
Abbiamo, poi, gli alcolisti solipsistici, che assumono alcol nella speranza di allontanare l’ansia e la paura: il timore di non essere all’altezza, di fallire le prove che si devono affrontare nel corso dell’esistenza. Invece il reattivo cerca nell’alcol uno strumento per dimenticare, anche se solo per poco tempo, un trauma (come ad esempio un lutto).
Restano il bevitore pulsionale e quello regressivo. Il pulsionale sa di avere una patologia, ma ugualmente non vuole smettere perché trae piacere dall’alcol. Il regressivo alterna momenti in cui perde il controllo ad altri in cui lo mantiene.
Le cause dell’alcolismo
Per quanto riguarda i fattori da cui ha origine l’alcolismo, dobbiamo individuarne tre di base: quello ereditario, quello psicologico e quello ambientale.
La dipendenza da alcol ha una componente ereditaria: è stato provato che i figli degli alcolisti hanno più possibilità di incorrere in questo disturbo. C’è l’elemento psicologico-caratteriale, legato soprattutto ad altre problematiche come l’ansia e gli stati depressivi, e quello ambientale (il contesto familiare difficile, la pressione dei media e così via).
Il rischio di sviluppare questa malattia è correlato all’età – il pericolo è maggiore per i più giovani – e al sesso, poiché statisticamente sono più colpiti gli uomini. Bisogna fare attenzione agli stress eccessivi, a una bassa autostima, a un carattere impulsivo, alla presenza eventuale di malattie psichiatriche come la depressione e il bipolarismo.
Perché non si riesce a smettere?
Oltre alle cause dell’alcolismo ci sono anche i motivi per cui non ci si riesce a liberare della dipendenza. Tra le ragioni del “mantenimento”, per così dire, c’è la tendenza a rimuginare: l’alcol diventa quindi uno stratagemma per sopprimere i pensieri negativi.
Tuttavia, molte persone non sono capaci di smettere per i sintomi del craving. Con questo vocabolo ci riferiamo al desiderio smodato di bere, accompagnato da tachicardia, mal di testa, tremore, sudorazione, disturbi del sonno. A breve termine, l’unica arma contro il craving è proprio l’alcol: sono queste bevande che mettono a tacere i vari segnali psicofisici. E, dunque, è sempre più difficile uscire dal problema.
Gli effetti dell’alcol
Quando ci si accorge di soffrire di alcolismo, è essenziale chiedere subito aiuto a un centro specializzato come il San Nicola. Non dimentichiamo che questa sostanza ha una marea di effetti negativi, che interessano il sistema nervoso centrale, quello cardiocircolatorio, l’apparato digerente e, ovviamente, la salute mentale.
La morte per alcolismo può sopraggiungere per coma etilico, ictus e infarti, incidenti stradali, cirrosi epatica. Un percorso terapeutico ad hoc, di disintossicazione e riabilitazione, è necessario per ritornare a vivere.
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