Fammi morire! L'appello di Fabio Ridolfi che da 18 anni muove solo gli occhi
Un atto di coraggio catturato in un video e pubblicato dall'associazione Luca Coscioni che assiste il 46enne nella battaglia per il diritto a porre fine alla sua sofferenza. «Caro Stato italiano, sono ridotto a questo da 18 anni. Ogni giorno la mia condizione diventa sempre più insostenibile. Aiutami a morire» scrive Fabio, che ha perso tutto nel 2004, 5 giorni prima di compiere 28 anni.
È a casa dei genitori quando ha un malore improvviso che gli fa scoprire l'impensabile: gli ha causato un'emorragia di un'arteria cerebrale lui una tetraparesi irreversibile. Da allora un calvario da cui Ridolfi vuole sfuggire. Quando, dopo la pronuncia della Corte Costituzionale sul caso DJ Fabo, scopre che è diventato possibile ottenere assistenza medica per morte volontaria, si rivolge al fratello per avviare il procedimento. L'Asur Marche attiva quindi i controlli previsti dalla sentenza del Consiglio e sottopone agli esami Fabio. Ma dal 15 marzo, quando il referto medico è stato inviato al Comitato Etico, non è ancora pervenuto alcun parere per procedere al suicidio medicalmente assistito. «Fabio chiede di porre fine alle sue sofferenze in modo indolore, con i modi più rapidi e rispettosi della sua dignità. È suo diritto, in base alla sentenza della Corte Costituzionale nella causa Cappato/Antoniani", spiegano Filomena Gallo e Marco Cappato, segretario nazionale e tesoriere dell'associazione Coscioni.
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