Anna Spiotta di 5 apr 2023

Cosa sono gli accordi di Minsk e da chi sono stati violati?

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Violazione degli accordi di Minsk, il rimpallo di responsabilità tra Russia e Ucraina

Gli accordi di Minsk si basano su un protocollo d’intesa in 13 punti che avrebbe dovuto porre fine agli scontri tra Russia e Ucraina, in corso dal 2014 nell’aree separatiste del Donbass.

In realtà, l’accordo ha solo ridotto l’asprezza dei combattimenti, prima che lo scontro militare diretto tra Russia e Ucraina del 24 febbraio 2022 rimettesse al centro della scena quest’area contesa.

La regione contesa del Donbass

Il Donbass (o Donbas) si trova nell’Ucraina sud-orientale e suoi oblast di Donetsk e Lugansk, che sono simili alle nostre regioni, si sono autoproclamati repubbliche filorusse del Donbass mentre la guerra altalenante tra alta e bassa intensità fra l’esercito ucraino e le milizie paramilitari sostenitrici di Mosca ha provocato oltre 14.000 morti.

I vertici internazionali alla base degli accordi di Minsk

In realtà, l’accordo di cessate il fuoco, in vigore dal 2015, si chiama Protocollo di Minsk II perché la versione precedente del 2014 era un trattato troppo debole e abbozzato che la nuova versione ha cercato di migliorare.

Russia e Ucraina hanno partecipato a un vertice informale con Francia e Germania chiamato “Formato Normandia”, perché si è tenuto proprio nel nord della Francia il 6 giugno 2014, nel settantesimo anniversario dello sbarco alleato, il famoso “D-Day”.

In pratica, il presidente francese François Hollande ha fatto gli onori di casa in collaborazione con la cancelliera Angela Merkel, affrontando la questione del Donbass con Vladimir Putin e l’allora presidente ucraino Petro Poroshenko.

Un secondo vertice a Milano e il terzo incontro a Minsk del febbraio 2015 hanno portato alla firma per avviare il cessate il fuoco e trovare un canale negoziale, coinvolgendo la Russia, finita nel mirino delle sanzioni per l’annessione della Crimea, a seguito di un referendum ritenuto invalido DA una risoluzione dell’Onu con 100 voti favorevoli, 11 contrari e 58 Paesi astenuti.

I nuovi incontri e le complicazioni internazionali

Per tentare di perfezionare il Protocollo di Minsk II, ci sono stati altri due vertici a Parigi (ottobre 2015) e a Berlino nell’ottobre dell’anno successivo, ma il sostegno della Russia al presidente Bashar al-Assad, avversato da Stati Uniti e Paesi occidentali, ha complicato i rapporti est-ovest.

Il leader francese Emmanuel Macron e il nuovo presidente ucraino Volodymir Zelensky, hanno tenuto un ultimo summit nel 2019 che prevedeva scambio di prigionieri e l’attuazione della riforma costituzionale ucraina per concedere un’autonomia molto più ampia alla nutrita componente russofona del Donbass, ma non si è approdati a nulla.

Proprio il Donbass ed il successivo appoggio russo alla rivolta dei separatisti filorussi, con conseguente dichiarazione delle due repubbliche indipendenti, Donetsk e Luhansk, costituirebbe uno dei motivi principali della guerra in Ucraina, scoppiata il 24 febbraio 2022. Una guerra dagli scenari futuri ancora troppo incerti, che sembra spingere ogni giorno sempre di più verso la Terza guerra mondiale.

I contenuti degli accordi di Minsk

Gli accordi di Minsk II prevedono 13 punti che sono ancora largamente inattuati:

  • Cessazione del fuoco bilaterale
  • Divieto di operazioni offensive, ritiro delle armi pesanti russe e ucraine e rispetto di sorvolo delle aree di sicurezza
  • Monitoraggio dell’accordo da parte di osservatori OSCE
  • Negoziato per autogoverno provvisorio nei due oblast di Donetsk e Lugansk nel rispetto del dritto ucraino e impegno di Kiev a concedere lo statuto speciale nel Donbass
  • Amnistia per i combattenti, tranne che per reati gravi
  • Liberazione di prigionieri e ostaggi
  • Assistenza umanitaria
  • Riavvio di relazioni economiche
  • Ripristino del confine ucraino sotto il pieno controllo di Kiev
  • Ritiro di armamenti, truppe, mercenari stranieri e disarmo dei gruppi paramilitari illegali
  • Riforma costituzionale ucraina per il decentramento amministrativo di Donetsk e Lugansk
  • Elezioni nei due oblast da concordare nei dettagli
  • Rafforzamento dei contatti tra Osce, Ucraina e Russia.

La responsabilità delle violazioni

Come riportato dall’Agenzia di stampa AGI, Russia e Ucraina interpretano in modo opposto l’applicazione del protocollo Minsk II, che non specifica la sequenza per assolvere gli impegni politici e militari, e si rimpallano le responsabilità delle violazioni al protocollo.

In sostanza, Kiev vuole riprendere il controllo dei confini del Donbass con il ritiro delle truppe russe e forze paramilitari e solo dopo far svolgere elezioni locali, mentre la Russia punta alla concessione di uno status speciale, ai limiti dell’indipendenza, per le aree filorusse e alle elezioni prima di ritirarsi.

L’Ucraina non vuole concedere vantaggi politici a Mosca e rifiuta trattative dirette con le regioni secessioniste. Di conseguenza, propone solo un decentramento dei poteri e pretende il ritiro russo per interromperne il controllo su Donetsk e Lugansk e la sua influenza politica nelle questioni interne ucraine, tramite i rappresentanti delle regioni filorusse nel parlamento di Kiev.

Da qui nasce lo stallo provocato dagli ucraini non meno che dai russi, i vertici diplomatici si sono arenati e lo scontro aperto con l’avvio della “Operazione militare speciale” di Mosca contro Kiev ha stravolto ulteriormente lo scenario.

Le incerte prospettive del Donbass

Nonostante la guerra abbia devastato vaste aree del Donbass, quest’area resta molto ricca di carbone, petrolio, gas naturale, uranio e terre rare. Di conseguenza, è al centro dell’interesse economico internazionale e quindi non solo russo.

Gli analisti geopolitici come Lucio Caracciolo, direttore della rivista Limes, non escludono negoziati che portino a una soluzione di tipo coreano, accettando il sostanziale controllo russo sul Donbass e sulla Crimea in cambio di garanzie per il resto dell’Ucraina che potrebbe entrare sotto l’ombrello protettivo della Nato o comunque nella Ue.

In questo modo, si punterebbe su una soluzione di compromesso per evitare una pericolosa escalation con nuove offensive in primavera. Resta però da vedere se contendenti e Paesi sostenitori sono disponibili a risolvere per via diplomatica un conflitto sempre più sanguinoso e complicato.

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