Tragedia di TheBorderline: Il Messaggio Straziante e la Fine di un Sogno

In serata, sulla pagina YouTube dei The Borderline, un messaggio commovente ha esposto il massimo dolore, la sincerità e la profonda ferita che ha colpito tutta la famiglia. Nulla sarà più come prima dopo quanto accaduto. Il gruppo aveva l'intento di offrire intrattenimento sano ai giovani, ma la tragedia ha reso moralmente impossibile continuare questo percorso. Con quest'ultimo messaggio, il gruppo TheBorderline annuncia la fine delle sue attività, rivolgendo il loro messaggio esclusivamente a Manuel.

tragedia theborderline

La velocità a cui il SUV Lamborghini viaggiava in via di Macchia Saponara, a Casal Palocco, potrebbe essere la chiave per determinare le responsabilità di Matteo Di Pietro, lo youtuber ventenne indagato per l'omicidio stradale del piccolo Manuel. I risultati della consulenza tecnica richiesta dai pubblici ministeri di Roma, per stabilire la velocità dell'auto al momento dell'incidente, potrebbero essere disponibili presto. Mercoledì scorso, l'auto si è schiantata contro una Smart Forfour, all'interno della quale si trovavano il bambino di cinque anni, deceduto poco dopo, sua sorellina e la madre. I funerali del bambino si svolgeranno nei prossimi giorni, previa autorizzazione della Procura, che ha disposto un'autopsia presso l'istituto di medicina legale di Tor Vergata. I pubblici ministeri cercano di comprendere le cause della morte, dichiarata circa un'ora e mezza dopo l'incidente, dopo i drammatici tentativi di salvargli la vita da parte del personale del servizio di emergenza medica (118).

La polizia municipale sta indagando sulla dinamica dell'incidente, analizzando le immagini delle telecamere posizionate in via di Macchia Saponara, a circa 250 metri di distanza dall'incrocio con via Archelao di Mileto, dove si è verificato l'impatto. Inoltre, saranno prese in considerazione le immagini provenienti dalle telecamere situate sul lato opposto della strada, che potrebbero aver registrato il passaggio dell'autobus Atac, il cui autista è un testimone oculare dell'evento. Gli avvocati del giovane, che negano che l'indagato stesse sorpassando un veicolo vicino all'incrocio, cercano invece di dimostrare che la madre del bambino potrebbe aver tagliato la strada alla Lamborghini guidata da Matteo, senza dare la dovuta precedenza. Questa tesi si basa sul fatto che la Smart ha subito danni sul lato destro. Quello che sembra ormai certo è che il SUV Lamborghini noleggiato dal ventenne viaggiava ben oltre i limiti di velocità consentiti di 30 chilometri all'ora in quella strada, forse più del doppio. Questo dato sarà decisivo per stabilire le responsabilità.

È emerso anche che lo youtuber risultava positivo ai cannabinoidi nelle analisi del sangue effettuate in pronto soccorso dopo l'incidente. Tuttavia, sarà necessario determinare se e quando Di Pietro abbia assunto droghe. Non è escluso che il giovane, per il quale finora non sono state adottate misure cautelari, possa essere interrogato dagli investigatori presso piazzale Clodio nei prossimi giorni. Nel frattempo, la sua abitazione è stata perquisita alla ricerca di video, telefoni cellulari o eventuali droghe, considerando i risultati delle analisi. Anche la sede dell'azienda TheBorderline, di cui Di Pietro era capo del consiglio di amministrazione e che aveva un fatturato annuo di circa 190.000 euro, è stata oggetto di attenzione. Dai filmati presenti nei cellulari sequestrati, inclusi quelli a bordo del SUV coinvolto nell'incidente, potrebbero emergere nuovi elementi per scoprire la verità sulla sfida che il ventenne e il suo gruppo di youtuber avevano lanciato. Tale sfida consisteva nel rimanere in auto per cinquanta ore consecutive, ma ha avuto come tragico epilogo la morte improvvisa del piccolo Manuel. Le immagini di questa gara estrema potrebbero essere state visualizzate da migliaia di adolescenti. È quindi fondamentale evitare il rischio di imitazione, soprattutto considerando che uno studio del Centro nazionale per le dipendenze e il doping dell'Istituto superiore di sanità ha rilevato che il 6,1% degli studenti tra gli 11 e i 17 anni, ovvero circa 243.000 ragazzi, ha partecipato almeno una volta a una sfida social pericolosa.