Indagine sulla vendita di quote societarie: Accuse di falso e finanziamento illecito a ex Ministro Brunetta
Un'indagine sulla vendita di quote societarie coinvolge Renato Brunetta, ex Ministro per la Pubblica Amministrazione e l'Innovazione durante il governo guidato da Draghi. Secondo i pm, durante il suo incarico ministeriale, avrebbe partecipato a uno strano scambio di denaro con il vice capo di gabinetto, coinvolto anch'esso nelle indagini. L'accusa è di falso e finanziamento illecito ai partiti.
L'indagine riguarda il periodo finale dell'ex Ministro Brunetta, e si scopre che lui e sua moglie erano soci di un'azienda che commercializza prodotti sanitari, insieme al vice capo di gabinetto. Quest'ultimo, un ufficiale dell'Arma, avrebbe acquistato le quote societarie appartenenti a Brunetta per una cifra di circa 60mila euro. Gli investigatori considerano l'operazione sospetta, e la presunta contraffazione di alcune carte avvalorerebbe le accuse di falso e finanziamento illecito.
Inizialmente, i pm avevano ipotizzato il reato di corruzione, ma il Tribunale dei ministri ha respinto questa tesi poiché non è emerso un rapporto di favori reciproci. Di conseguenza, gli inquirenti hanno ridotto l'accusa alla vendita di quote societarie e al finanziamento illecito.
Brunetta ha ricevuto l'avviso di garanzia poche settimane fa, segnalando la chiusura dell'indagine. Attualmente, l'inchiesta si avvicina alla conclusione, e i pm stanno valutando la richiesta di rinvio a giudizio. Nel frattempo, l'avvocato di Brunetta, Franco Coppi, sta preparando una memoria difensiva per tentare di evitare che il suo cliente vada a processo.
Il presidente del Cnel ha difeso la regolarità della vendita, affermando che si è trattato di una transazione lecita tra privati. Brunetta ha sottolineato che il Tribunale dei ministri ha archiviato le accuse di corruzione e illecito finanziamento. La sua memoria difensiva presenterà documenti per dimostrare la legittimità della vendita delle quote societarie e respingere le accuse mosse contro di lui.
Nonostante il procedimento giudiziario, l'ex Ministro sostiene che i soldi ottenuti dalla vendita delle quote non sono stati utilizzati per finanziare attività politiche o elettorali. L'indagine continua, ma l'avvocato Coppi è fiducioso che i documenti presentati dimostreranno l'infondatezza delle accuse.