G7 - Meloni incassa accordo 'storico' asset russ -, ma su aborto è lite con Macron

 Per la premier è davvero troppo Mai detto togliamo l'impegno, ma solo 'se si aggiunge, anche noi vogliamo dire la nostra per bilanciare il testo'.

Politica - Sarà pure "panna montata", ma il rischio è che diventi così acida da rovinare l’intero summit. Il ‘caso aborto’ continua a tenere banco nella prima giornata dei lavori del G7, dopo averne terremotato la vigilia, e così la presidenza italiana decide di correre ai ripari e raccontare la sua versione dei fatti. Senza nascondere l’irritazione verso chi, a detta degli italiani, ha innescato la miccia, col rischio di oscurare un risultato giudicato "storico", ovvero l'intesa raggiunta sugli asset russi e il fondo di solidarietà per l’Ucraina. "Risultato di cui vado fiera", ha rivendicato Giorgia Meloni, rimarcando come "non fosse affatto scontato" l'accordo "politico" raggiunto: i nodi tecnici dovranno essere sciolti dal Consiglio europeo di fine giugno e dall’assise dei ministri delle finanze, ma il disco verde dei leader c’è, acceso tra gli ulivi secolari di Borgo Egnazia.

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 Era un risultato atteso e agognato, l’obiettivo da centrare per far sì che il G7 a guida italiana diventasse un successo. Ma quello che ormai è diventato un caso - il presunto passo indietro dell’Italia sulla volontà di rafforzare il diritto a interrompere volontariamente la gravidanza - rischia di oscurarlo. Sul banco degli imputati la Francia: già ieri trapelava una certa irritazione per la fuga in avanti dell’Eliseo sull'accordo raggiunto dai Grandi sui 50 miliardi da destinare all’Ucraina. Ma la misura con la vicenda dell’aborto è colma, anche perché, spiegano fonti della presidenza, il caso "è montato ad arte", come fosse, appunto, "panna". Non per Emmanuel Macron che, nella serata di giovedì dal San Domenico club di Borgo Egnazia, ci mette la faccia e rimarca le distanze con Roma, esprimendo "rammarico” sul fatto che la parola 'aborto' manchi nel testo delle conclusioni, ma "conoscete la posizione della Francia.

Davvero troppo per Meloni

Non facciamo le stesse scelte, la Francia ha inserito nella Costituzione il diritto all'aborto, la libertà delle donne di disporre del proprio corpo. Non abbiamo le stesse sensibilità con l'Italia".  Per la premier è davvero troppo. Finora ha mantenuto la calma, ma all'affondo non può che rispondere con un colpo di fioretto. Fermata dai giornalisti prima che raggiunga il Castello Svevo di Brindisi per la cena offerta dal Presidente Sergio Mattarella, bolla la polemica come "totalmente pretestuosa". Ma osa di più: "Non c'è alcuna ragione di polemizzare su temi che già da tempo ci trovano d'accordo. E credo sia profondamente sbagliato, in tempi difficili come questi, fare campagna elettorale utilizzando un forum prezioso come il G7", aggiunge con un chiaro riferimento a chi dalle elezioni europee è uscito con le ossa rotte. 

Per Meloni la polemica nata attorno all'aborto è "pretestuosa" perché "le conclusioni di Borgo Egnazia richiamano quelle di Hiroshima, nelle quali abbiamo già approvato lo scorso anno la necessità di garantire che l'aborto sia 'sicuro e legale. È un fatto assodato e nessuno ha mai chiesto di fare passi indietro su questo. Le conclusioni infatti, se non introducono nuovi argomenti, per non essere inutilmente ripetitive, richiamano semplicemente quanto già dichiarato nei precedenti vertici". E' quanto si affannavano a spiegare nel pomeriggio fonti della presidenza italiana, chiarendo cosa si nascondeva dietro il 'pasticcio'. Con il dossier arrivato sul tavolo degli sherpa a tarda notte, la volontà di alcuni Paesi, Francia in testa, di compiere un passo in più rispetto a quanto fatto a Hiroshima.

Ma l'Italia, al tavolo delle trattative, "non ha mai detto 'non vogliamo' - assicurano le stesse fonti - ha semplicemente preteso che, qualora il testo venisse modificato, si bilanciasse con altri temi. Erano le 3 di notte - la narrazione - e a quel punto abbiamo deciso di fermarci agli impegni" assunti in Giappone, "riconfermandoli". Mai detto "togliamo l'impegno, ma solo 'se si aggiunge, anche noi vogliamo dire la nostra per bilanciare il testo'". I contenuti della trattativa, però, escono dalla sala del resort di Borgo Egnazia dove si lima il testo, rimbalzano a Bruxelles, raggiungono la sala stampa alla Fiera del Levante di Bari. E ben presto monta il caso, tanto che persino il Consigliere per la sicurezza nazionale Usa, Jake Sullivan, non nasconde il disappunto per il presunto colpo di bianchetto sulla parola aborto.

Il Presidente Biden, aveva rimarcato in mattinata, "parla sempre di diritti umani in tutte le sue interazioni, sia con gli amici sia con gli avversari, e nei prossimi due giorni non ci saranno cambiamenti". Nessun passo indietro dunque rispetto a Hiroshima, confermano fonti italiane. Ma con Macron è tornato il gelo. Quando il Presidente francese arriva al Castello Svevo per la cena, offerta dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, Meloni lo fulmina con sguardi di ghiaccio, un sorriso tirato accompagna il baciamano con cui Macron cerca di superare l'incidente. Difficile che la premier gli perdoni lo 'sgambetto': "Agli italiani sono arrivati i complimenti per l'organizzazione, per la capacità di mediazione e per i contenuti, ma questa vicenda ha rischiato di oscurare tutto". Davvero troppo per Meloni. (dall'inviata Ileana Sciarra) 

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