Cottarelli - 'Antidoto ad astensionismo potere scegliere eletti'
Questa è una cosa fondamentale Tuttavia, una simile apertura non può essere rigetto delle proprie tradizioni.
Attualità - "Quando si parla di identità, parlare di Europa è quasi una necessità” ha detto Alessandro De Pedys, Direttore Generale per la Diplomazia pubblica e culturale, Ministero degli Affari esteri e della Cooperazione Internazionale, intervenuto a Palazzo Corvaja nell'ambito di Taobuk a Taormina. E nel corso dell’incontro, dal titolo L’identità come arma geopolitica, ha proseguito: “L'UE è forse il più ambizioso esperimento geopolitico di tutti questi decenni, che ha garantito benessere e pace ai suoi cittadini per molto tempo. Tuttavia, non è mai riuscita a creare una vera identità europea e i cittadini non si sentono parte di un unico popolo europeo. La globalizzazione ha infranto il triangolo identità - patrimonio - memoria collettiva. È lecito quindi domandarsi se andiamo verso un’omologazione culturale, verso una convivenza armonica tra culture diverse, oppure verso uno scontro di civiltà.
Questa è una cosa fondamentale
La strada, io credo, è quella di coltivare la consapevolezza della propria identità e della propria cultura: una cultura che non può non essere aperta verso l’esterno. Tuttavia, una simile apertura non può essere rigetto delle proprie tradizioni. Una cosa è essere aperti verso le contaminazioni culturali, che sono positive pena un inaridimento della società, altro è eliminare la nostra tradizione in nome di relativismi”. Di identità ed equilibri geopolitici ha parlato oggi a Palazzo Duchi di Santo Stefano anche Giampiero Massolo, analista e diplomatico, che ha portato a Taobuk il suo nuovo libro scritto a quattro mani con Francesco Bechis Realpolitik. Il disordine mondiale e le minacce per l’Italia.
“Il mondo, la scena delle relazioni internazionali è frutto dello scontro/incontro dei vari interessi nazionali - ha detto Massolo - Questi comportano la sintesi di tanti aspetti e fra questi c'è anche l’aspetto dell'identità, le nazioni hanno una crescente ambizione di essere riconoscibili sulla scena internazionale e il perseguimento dell'interesse nazionale passa anche da lì”. Carlo Cottarelli, direttore generale dell’Osservatorio sui conti pubblici italiani, Università Cattolica di Milano, oggi pomeriggio a Palazzo Duchi di Santo Stefano ha riflettuto sul tema della democrazia “Non c'è niente di più pericoloso - diceva Montesquieu - per una democrazia dell'apatia dei cittadini”. E sul crollo della partecipazione ha detto: “L’antidoto è prima di tutto dare più serietà al processo elettorale consentendo ai cittadini di scegliere chi viene eletto. Questa è una cosa fondamentale.
Poi credo sia necessario rendere più facile votare: il voto per corrispondenza c'è in tanti Paesi, in Germania la metà dei voti sono per corrispondenza. Bisogna rendere più credibili i programmi dei partiti politici, obbligando i partiti a dichiarare quali e quante risorse siano disponibili per la realizzazione dei loro programmi. Credo che sarebbe anche necessario ridare un ruolo maggiore al Parlamento e insegnare nelle scuole che andare a votare è importante perché la democrazia funzioni”.
Conti pubblici - il paradosso della procedura che conviene all'Italia: parla Cottarelli - Piuttosto, c'è un altro elemento che può portare effetti negativi per l'Italia. Attualità - C'è un effetto paradossale nelle procedura di infrazione per deficit eccessivo che sarà aperta da Bruxellles contro l'Italia. Lo evidenzia parlando con l'Adnkronos Carlo Cottarelli, direttore dell'Osservatorio sui conti pubblici italiani della Cattolica.