Mattarella: Funzionamento della democrazia oggi in difficoltà

 Una riflessione impegnativa con l’ambizione di mirare al 'bene comune' che non è il 'bene pubblico' dell’interesse della maggioranza, ma il bene di tutti e di ciascuno al tempo stesso, secondo quanto già la Settimana Sociale del 1945 volle indicare, ha aggiunto.

Politica - "Nel cambiamento d’epoca che ci è dato di vivere avvertiamo tutta la difficoltà, e a volte persino un certo affanno, nel funzionamento delle democrazie. Oggi constatiamo criticità inedite, che si aggiungono a problemi più antichi. La democrazia non è mai conquistata per sempre. Anzi, il succedersi delle diverse condizioni storiche e delle loro mutevoli caratteristiche, ne richiede un attento, costante inveramento". Lo ha detto il Capo dello Stato Sergio Mattarella nel suo discorso alla 50/esima settimana sociale dei cattolici, a Trieste. "Nella complessità delle società contemporanee, a criticità conosciute, che mettono a rischio la vita degli Stati e delle comunità, si aggiungono nuovi rischi epocali: quelli ambientali e climatici, sanitari, finanziari, oltre alle sfide indotte dalla digitalizzazione e dall’intelligenza artificiale.

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Le nostre appaiono sempre più società del rischio, a fronteggiare il quale si disegnano, talora, soluzioni tecnocratiche", ha detto il Presidente della Repubblica.  "Democrazia. Le dittature del Novecento l’hanno identificata come un nemico da battere. Gli uomini liberi ne hanno fatto una bandiera. Insieme una conquista e una speranza che, a volte, si cerca, in modo spregiudicato, di mortificare ponendone il nome a sostegno di tesi di parte", le parole di Mattarella. "La interpretazione che si dà di questo ordito essenziale della nostra vita appare talora strumentale, non assunto in misura sufficiente come base di reciproco rispetto. Si è persino giunti ad affermare che siano opponibili tra loro valori come libertà e democrazia, con quest’ultima artatamente utilizzabile come limitazione della prima", ha detto ancora. 

"Intervenendo a Torino, alla prima edizione della Biennale della democrazia, nel 2009, il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, rivolgeva lo sguardo alla costruzione della nostra democrazia repubblicana, con la acquisizione dei principi che hanno inserito il nostro Paese, da allora, nel solco del pensiero liberal-democratico occidentale", ha quindi sottolineato. "Dopo la 'costrizione' ossessiva del regime fascista soffiava 'l’alito della libertà', con la Costituzione a intelaiatura e garanzia dei diritti dei cittadini. L'alito della libertà anzitutto come rifiuto di ogni obbligo di conformismo sociale e politico, come diritto all’opposizione", ha detto ancora. Per il presidente, "la democrazia, in altri termini, non si esaurisce nelle sue norme di funzionamento, ferma restando l’imprescindibilità della definizione e del rispetto delle 'regole del gioco'". 

"Perché - come ricordava Norberto Bobbio - le condizioni minime della democrazia sono esigenti: generalità e uguaglianza del diritto di voto, la sua libertà, proposte alternative, ruolo insopprimibile delle assemblee elettive e, infine e non da ultimo, limiti alle decisioni della maggioranza, nel senso che non possano violare i diritti delle minoranze e impedire che possano diventare, a loro volta, maggioranze. E’ la pratica della democrazia che la rende viva, concreta, trasparente, capace di coinvolgere", ha aggiunto il Presidente della Repubblica.  "Non è democrazia senza la tutela dei diritti fondamentali di libertà, che rappresentano quel che dà senso allo Stato di diritto e alla democrazia stessa", il monito. "Occorre attenzione per evitare di commettere l’errore di confondere il parteggiare con il partecipare.

Non soltanto chi riveste responsabilità o eserciti potere

Occorre, piuttosto, adoperarsi concretamente affinché ogni cittadino sia nelle condizioni di poter, appieno, prendere parte alla vita della Repubblica", ha poi continuato, aggiungendo: "Democrazie imperfette vulnerano le libertà: ove si manifesta una partecipazione elettorale modesta. Oppure ove il principio “un uomo-un voto” venga distorto attraverso marchingegni che alterino la rappresentatività e la volontà degli elettori. Ancor più le libertà risulterebbero vulnerate ipotizzando democrazie affievolite, depotenziate da tratti illiberali".  "Ci soccorre anche qui Bobbio - spiega quindi Mattarella - quando ammonisce che non si può ricorrere a semplificazioni di sistema o a restrizioni di diritti 'in nome del dovere di governare'. Una democrazia 'della maggioranza' sarebbe, per definizione, una insanabile contraddizione, per la confusione tra strumenti di governo e tutela della effettiva condizione di diritti e di libertà".

 "Al cuore della democrazia ci sono le persone, le relazioni e le comunità a cui esse danno vita, le espressioni civili, sociali, economiche che sono frutto della loro libertà, delle loro aspirazioni, della loro umanità: questo è il cardine della nostra Costituzione", ha aggiunto Mattarella. "Quel giovane e brillante membro dell’Assemblea Costituente, che fu Giuseppe Dossetti - continua -, pose il problema del 'vero accesso del popolo e di tutto il popolo al potere e a tutto il potere, non solo quello politico, ma anche a quello economico e sociale', con la definizione di 'democrazia sostanziale'. A segnare così il passaggio ai contenuti che sarebbero stati poi consacrati negli articoli della prima parte della nostra Carta costituzionale. Fra essi i diritti economico-sociali". 

"Una riflessione impegnativa con l’ambizione di mirare al 'bene comune' che non è il 'bene pubblico' dell’interesse della maggioranza, ma il bene di tutti e di ciascuno al tempo stesso, secondo quanto già la Settimana Sociale del 1945 volle indicare", ha aggiunto. "La democrazia come forma di governo non basta a garantire in misura completa la tutela dei diritti e delle libertà: essa può essere distorta e violentata nella pretesa di beni superiori o utilità comuni. Il Novecento ce lo ricorda e ammonisce", ha detto ancora il capo dello Stato. Nella "distinzione tra prima e seconda parte della nostra Costituzione", sottolinea quindi Mattarella, "il messaggio fu limpido: sbagliato e rischioso cedere a sensibilità contingenti, sulla spinta delle tentazioni quotidiane della contesa politica.

Come rischia di avvenire con la frequente tentazione di inserire richiami a temi particolari nella prima parte della Costituzione, ignorando che questa, per effetto della saggezza dei suoi estensori, regola comunque tutti i suoi principi e valori di fondo".  "La Costituzione seppe dare un senso e uno spessore nuovo all’unità del Paese e, per i cattolici, l'adesione ad essa ha coinciso con un impegno a rafforzare, e mai indebolire, l'unità e la coesione degli italiani. Spirito prezioso, come ha ricordato di recente il Cardinale Zuppi, perché la condivisione intorno a valori supremi di libertà e democrazia è il collante, irrinunciabile, della nostra comunità nazionale", ha spiegato, aggiungendo: "Una più efficace unità europea - più forte ed efficiente di quanto fin qui non siamo stati capaci di realizzare – è oggi condizione di salvaguardia e di progresso dei nostri ordinamenti di libertà, di uguaglianza, di solidarietà, di pace".

 Poi l'invito del presidente a "battersi affinché non vi possano essere 'analfabeti di democrazia'", una "causa primaria, nobile, che ci riguarda tutti. Non soltanto chi riveste responsabilità o eserciti potere. Per definizione, democrazia è esercizio dal basso, legato alla vita di comunità, perché democrazia è camminare insieme. Vi auguro, mi auguro, che si sia numerosi a ritrovarsi in questo cammino", la conclusione del presidente Mattarella. 

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