'Museo - museo diffus -, non muse -', Fnm si appassiona alla storia
La memoria consente di lavorare con responsabilità sull’innovazione.
Spettacolo - Nella cornice della Sala dei Milanesi della Veneranda Fabbrica del Duomo di Milano, Fnm, principale Gruppo integrato nella mobilità sostenibile in Lombardia, ha organizzato il seminario di approfondimento intitolato ‘Museo, museo diffuso, non museo - Quando la passione per la storia è un’impresa’, in cui si è parlato di come affrontare le sfide attuali della cultura d'impresa, di come i valori, le credenze e i comportamenti stratificati nel tempo possano essere codificati e consegnati alle nuove generazioni e delle modalità in cui questo processo di codificazione possa comporre l’identità immateriale di una comunità, anche di un ampio territorio: “Nel contesto attuale che vede sempre più, in termini di vita sociale, l'affermarsi di un individualismo spesso esasperato, l’impresa deve essere consapevole che ha addosso una responsabilità civile che è molto di più della responsabilità sociale d’impresa.
Il Gruppo Fnm si è preso l'impegno di sviluppare e portare avanti il tema della responsabilità civile che implica la consapevolezza di essere comunità che sta insieme perché ha un obiettivo ed è in connessione con altre comunità. Una comunità che deve prendersi cura delle persone che ne fanno parte”. Ha affermato Marco Piuri, direttore generale Fnm, parlando della responsabilità civile come tratto che contraddistingue le aziende, in quanto parte del tessuto della realtà e delle relazioni. Si è anche parlato di come l’identità definita e radicata favorisca un impatto positivo sul territorio attraverso la creazione di posti di lavoro, lo sviluppo economico, la responsabilità sociale e la valorizzazione del patrimonio culturale. Tutto questo, infatti, rende l’azienda un attore importante nella crescita e nella prosperità della comunità locale.
In tale contesto, il Gruppo Fnm, poi, ha sottolineato il ruolo della cultura come mediatore tra la realtà aziendale e l’universo dei suoi stakeholders. Essa funge da piattaforma per tradurre e rendere immediatamente comprensibili le attività e il modus operandi aziendale, che altro non sono se non declinazioni della missione d'impresa nell’ecosistema in cui essa opera. La cultura agevola tale processo, permettendo ai cittadini e alle comunità di legarsi non soltanto ai prodotti e ai servizi, ma a ciò che l’azienda rappresenta: un insieme di esperienze, memorie, aspettative e aspirazioni. Una narrazione culturale efficace permette di permeare il tessuto collettivo, andando a dialogare con le esperienze personali e di gruppo. È essenziale, perciò, comprendere la cultura non soltanto come ornamento, ma come un assetto strategico vitale.
Ed è da qui che parte l’aspirazione di Fnm: dilatare la concezione tipica della Corporate Social Responsibility (CSR) in direzione di una più completa e integrata Corporate Cultural Responsibility (CCR), dove la cultura diventa il fulcro attorno al quale ruota l'intera stratificazione aziendale. Solo in questo modo si potrà contribuire alla costruzione di un tessuto sociale realmente ricettivo e dinamico, in grado di affrontare i cambiamenti e le sfide del presente e del futuro. Durante il seminario sono state illustrate, infatti, le principali azioni di cultural heritage del Gruppo Fnm, con un particolare focus al Museo della mobilità che nascerà a Saronno. ‘Sarò – il viaggio verso il futuro’ sarà un vero e proprio hub di ricerca sul futuro della mobilità con esposizioni permanenti e temporanee, installazioni, spazi immersivi, esperienze multimediali, dibattiti, mostre, talk.
La memoria consente di lavorare con responsabilità sull’innovazione
Tutti elementi di un ampio programma di attività scientifico-culturali rivolte a tutti: “Con un intervento complessivo di 40 milioni di euro, riporteremo a Saronno tutta la nostra realtà lavorativa ed è previsto un recupero museale importante. Per Fnm la storia del gruppo è di grande valore”, ha affermato Fulvio Caradonna, presidente di Ferrovienord e consigliere delegato di Fnm. Presente all’evento anche Antonio Calabrò, presidente di Museimpresa e direttore della Fondazione Pirelli, che ha sottolineato, poi, l’importanza della sinergia tra il Gruppo Fnm e la Veneranda Fabbrica del Duomo di Milano: “La Veneranda Fabbrica è Milano, la Milano delle fabbriche, della qualità e della bellezza. Fnm, al contempo, è uno dei soggetti fondamentali della crescita intrinseca alla dimensione di una metropoli in cui il lavoro sta dentro una serie di relazioni che appartengono a una funzione fondamentale della cittadinanza.
Credo che il dialogo tra istituzioni che hanno una storia e un futuro sia un contributo fondamentale al miglioramento della qualità della consapevolezza dei cittadini rispetto alla propria identità e alla costruzione futuro. La memoria consente di lavorare con responsabilità sull’innovazione”. La Veneranda Fabbrica del Duomo è lo storico ente preposto alla conservazione e valorizzazione della Cattedrale meneghina. Custode di un’identità definita e radicata: “Con le nostre iniziative vogliamo far conoscere la storia del Duomo ai turisti e farla rivivere ai milanesi. Viviamo della parte turistica e delle iniziative di fundraising, una di queste è l’adozione di una delle 3400 statue del Duomo”, ha affermato Fulvio Pravadelli, direttore generale della Veneranda Fabbrica del Duomo.
Sin dal 1387 l’ente è responsabile del processo di lavorazione del marmo, dall’escavazione presso la cava madre di Candoglia, alla lavorazione presso il Cantiere Marmisti in zona Certosa, fino alla messa in opera degli elementi architettonici e decorativi sulla Cattedrale. La Veneranda Fabbrica del Duomo ha ideato così il progetto ‘Adotta una statua’: “Si tratta di una delle 3400 statue che si trovavano sul Duomo e che sono state portate nel Cantiere Marmisti - ha continuato Pravadelli - Qualche anno fa, in accordo con la sovrintendenza, abbiamo proposto ad alcune aziende alcune statue restaurate per poterle dare in prestito d’uso portandole presso l’azienda o presso luoghi particolari”. L’esperienza di stratificazione culturale, in molti casi, produce patrimoni e collezioni notevoli che possono interessare un vasto pubblico. Per questo si realizzano musei, collezioni aperte, gallerie di impresa con buoni risultati di affluenza e di valore aggiunto.
Il seminario affronta questa scelta culturale imponente con l’illustrazione delle regole del gioco, le linee guida, le sfide attuali per il migliore ingaggio del pubblico e per attrarre investimenti e energie: “C’è un'espressione fondamentale quando si parla di Museo, ‘a servizio della società’, cioè anche a servizio di quelle persone che non ci vanno. Il Museo si deve interrogare su chi lascia fuori, qualsiasi policy deve cercare di coinvolgere l’idea della collettività”, ha detto Giovanna Brambilla, storica dell’arte, esperta di educazione al patrimonio, responsabile progetti territoriali e audience development per la Direzione regionale Musei Nazionali Lombardia, durante il panel ‘Un museo in movimento: l’impresa e le sue storie come generatore di trasporto emotivo, culturale e sociale’.
A porre l’accento sull’importanza dell’esperienza di stratificazione culturale anche Maria Elena Colombo, responsabile interpretazione, accessibilità, condivisione presso il Museo Egizio e docente di Museologia e Comunicazione in Università Cattolica, durante il panel ‘Il museo come narratore: complessità e regole’: “Nelle Case Museo contenitore e contenuto vivono un’osmosi. Il contenitore ha un ruolo fondamentale per la sua posizione sul territorio, per il suo legame con la città e il suo farsi diaframma facile tra fuori e dentro”.
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