Ucraina - Zelensky e l'incognita Trump: accordi e disaccordi tra i due
Al Ronald Reagan Institute ha detto di aver avuto in passato buoni colloqui con Trump.
Attualità - Un presidente in guerra e un ex presidente che punta al ritorno nello Studio Ovale. Volodymyr Zelensky, che vuole "vincere ora, prevalere sulla guerra e sul terrore russo", e Donald Trump, che vuole conquistare la Casa Bianca alle presidenziali di novembre. Lo stesso tycoon convinto di essere in grado di "risolvere" la guerra in "un giorno" e ancor prima del 20 gennaio, dell'eventuale insediamento. Interpellato sulle prospettive di una rielezione di Trump, Zelensky - a Washington per il vertice della Nato - 'dribbla'. Al Ronald Reagan Institute ha detto di aver avuto in passato buoni colloqui con Trump. Prima dell'inizio dell'invasione russa dell'Ucraina, il 24 febbraio di due anni fa. "Se il popolo americano voterà per Trump presidente, spero non cambi la sua politica sull'Ucraina", ha risposto Zelensky a Bret Baier di Fox.
Il mondo intero guarda a novembre
Una replica che, evidenzia Politico, nasconde probabilmente una preoccupazione significativa, all'interno del governo di Kiev e fra i suoi sostenitori, per il possibile ritorno alla Casa Bianca di Trump. L'election day di novembre si avvicina e il pensiero corre alle stanze del Cremlino, al leader russo Vladimir Putin. Non c'è un dialogo in corso tra Putin e Trump sulle condizioni per raggiungere la pace in Ucraina, ha detto nei giorni scorsi il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov. "Adesso tutti aspettano novembre - secondo Zelensky, che afferma di non conoscere "molto bene" Trump - Gli americani aspettano novembre. E così l'Europa, il Medio Oriente, l'Indo-Pacifico. Il mondo intero guarda a novembre. E, a dire il vero, anche Putin attende l'arrivo di novembre". Per il presidente ucraino, quindi, "è tempo" di "prendere decisioni forti, di agire e non bisogna aspettare novembre". Zelensky, che giovedì vedrà Biden, ha chiesto "forza" e "intransigenza".
E, ha detto, "prima di tutto l'America, prima di tutto i leader americani e il presidente degli Stati Uniti come leader del mondo libero devono essere intransigenti nel difendere la democrazia". "Irremovibili contro Putin e il suo Paese, inflessibili contro ogni possibile terrore". Lo spettro di un potenziale ritorno di Trump, che anche alla Nato non ha risparmiato dure critiche e nel timore che possa tagliare il sostegno militare Kiev, tormenta molti degli alleati europei degli Stati Uniti e incombe sul vertice di Washington. Senza mezzi termini il mese scorso Trump accusava Biden di aver provocato la guerra in Ucraina, innescando la reazione di Mosca alle sue promesse fatte a Zelensky riguardo l'ingresso nella Nato. Un percorso che da ore si dice "irreversibile", e per il quale si prepara un "ponte", ma che - per un diplomatico europeo di alto livello citato dalla Cnn - "è in gran parte reversibile".
Con i leader dei Paesi dell'Alleanza che lavorano per iniziative a "prova di Trump", il tycoon afferma - sul social Truth - che "sono gli Stati Uniti che stanno pagando di più per aiutare l'Ucraina a combattere la Russia". E che "l'Europa dovrebbe almeno pareggiare" con "100 miliardi" di dollari per Kiev. Quello di giovedì alla Casa Bianca sarà il terzo incontro tra Biden e Zelensky in un mese: il 7 giugno si erano visti in occasione delle celebrazioni per l'80mo anniversario dello sbarco in Normandia e la settimana dopo al G7 in Italia, dove avevano firmato un accordo sulla sicurezza. Sull'Ucraina si estende l'ombra del voto negli Usa.
Ucraina: Russia arruola detenuti per la guerra, 180mila prigionieri inviati al fronte - Il Servizio di intelligence estero dell'Ucraina ha dichiarato che la Russia ha arruolato circa 180mila detenuti per combattere in Ucraina, iniziando dal novembre scorso. Questa pratica, avviata nell'estate del 2022, inizialmente coinvolgeva il gruppo mercenario Wagner e successivamente è passata sotto il controllo diretto del ministero della Difesa russo.
Gas russo: l'Europa affronta l'interruzione delle forniture attraverso l'Ucraina - Il 1º gennaio 2025, Gazprom ha interrotto le forniture di gas naturale verso l'Europa attraverso l'Ucraina, segnando la fine di un accordo di transito in vigore dal 2019. Questa decisione è stata presa dopo che l'Ucraina ha rifiutato di rinnovare il contratto, sostenendo che i proventi avrebbero finanziato gli sforzi bellici russi.
Stop al gas russo via Ucraina: Mosca accusa Stati Uniti, Kiev e Europa - La Russia attribuisce la responsabilità dello stop alle forniture di gas attraverso l'Ucraina a Stati Uniti, Ucraina e autorità europee. La portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, ha dichiarato che "la cessazione delle forniture di gas russo è interamente imputabile agli Stati Uniti, al regime fantoccio di Kiev e alle autorità europee, che hanno sacrificato il benessere dei loro cittadini per sostenere l'economia americana".