Papa all'Angelus: Basta guerra in Medio Oriente
Anche oggi il popolo libanese soffre tanto, penso alle famiglie delle vittime dell'esplosione del porto di Beirut: auspico si faccia presto giustizia e verità dice il Pontefice, ricordando la beatificazione di Stefano Douayhy in Libano.
Attualità - "La guerra è una sconfitta". Lo afferma il Papa, dopo l'Angelus, davanti a fedeli e pellegrini riuniti in Piazza San Pietro. "Gli attacchi, anche quelli mirati e le uccisioni, non possono essere mai una soluzione: non aiutano a percorrere il cammino della giustizia e della pace. Generano ancora più odio e vendetta: basta! Non soffocate la parola di Dio della pace, ma lasciate essa sia frutto della Terra Santa, del Medio Oriente, del mondo intero". "Seguo con preoccupazione quanto sta accadendo in Medio Oriente e auspico che il conflitto, già terribilmente sanguinoso e violento, non si estenda ancora di più. Prego per tutte vittime, in particolare per i bambini innocenti". "Si abbia il coraggio di riprendere il dialogo perché cessi subito il fuoco a Gaza e, su tutti i fronti, si liberino gli ostaggi, si soccorrano le popolazioni con gli aiuti umanitari", continua.
"Anche oggi il popolo libanese soffre tanto, penso alle famiglie delle vittime dell'esplosione del porto di Beirut: auspico si faccia presto giustizia e verità" dice il Pontefice, ricordando la beatificazione di Stefano Douayhy in Libano. "Maestro di fede e pastore sollecito, fu testimone di speranza sempre accanto alla gente", sottolinea il Papa. "Il nuovo beato sostenga la fede e la speranza della chiesa in Libano e interceda per questo amato Paese". "Le cose materiali non riempiono la vita: solo l’amore lo può fare. E perché ciò accada la strada da imboccare è quella della carità che non tiene nulla per sé, ma condivide tutto" ha detto il Papa, prima dell'Angelus, davanti a fedeli e pellegrini riuniti in Piazza San Pietro. "Oggi il Vangelo ci parla di Gesù che, dopo il miracolo dei pani e dei pesci, invita le folle, che lo cercano, a riflettere su ciò che è accaduto, per comprenderne il senso.
Avevano mangiato quel cibo condiviso e avevano potuto vedere come, pur con poche risorse, grazie alla generosità e al coraggio di un ragazzo, che aveva messo a disposizione degli altri ciò che aveva, tutti si erano sfamati a sazietà
Avevano mangiato quel cibo condiviso e avevano potuto vedere come, pur con poche risorse, grazie alla generosità e al coraggio di un ragazzo, che aveva messo a disposizione degli altri ciò che aveva, tutti si erano sfamati a sazietà. Il segno era chiaro: se ciascuno dona agli altri ciò che ha, con l’aiuto di Dio, anche con poco tutti possono avere qualcosa - sottolinea il pontefice - E invece non hanno capito: hanno scambiato Gesù per una specie di prestigiatore, e sono tornati a cercarlo, sperando che ripetesse il prodigio come se fosse una magia".
"Sono stati protagonisti di un’esperienza per il loro cammino, ma non ne hanno colto la portata: la loro attenzione si è concentrata solo sui pani e sui pesci, sul cibo materiale, che è finito subito - prosegue - Non si sono accorti che quello era solo uno strumento, attraverso cui il Padre, mentre saziava la loro fame, rivelava loro qualcosa di molto più importante: la via della vita che dura per sempre e il gusto del pane che sazia oltre ogni misura. Il vero pane, insomma, era ed è Gesù, il suo Figlio amato fatto uomo, venuto a condividere la nostra povertà per guidarci, attraverso di essa, alla gioia della comunione piena con Dio e con i fratelli, nel dono". "Le cose materiali non riempiono la vita: solo l’amore lo può fare. E perché ciò accada la strada da imboccare è quella della carità che non tiene nulla per sé, ma condivide tutto", osserva il Papa.
"Non succede così anche nelle nostre famiglie? Pensiamo a quei genitori che faticano tutta la vita per crescere bene i figli e lasciare loro qualcosa per il futuro. Che bello quando questo messaggio è compreso, e i figli sono grati e a loro volta diventano solidali tra loro come fratelli! E che triste, invece, quando litigano per l’eredità, e magari non si parlano per anni - sottolinea - Il messaggio del papà e della mamma, il loro lascito più prezioso, non sono i soldi, ma l’amore con cui donano ai figli tutto ciò che hanno, proprio come fa Dio con noi, e così ci insegnano ad amare". "Chiediamoci, allora: io che rapporto ho con le cose materiali? Ne sono schiavo, oppure le uso con libertà, come strumenti per donare e ricevere amore? So dire 'grazie' a Dio e ai fratelli per i doni ricevuti e condividerli? - conclude - Maria, che ha donato a Gesù tutta la sua vita, ci insegni a fare di ogni cosa uno strumento d’amore".
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