Sostenibilità - Desilets (Olt): Boicottare l’olio di palma non salverà gli oranghi
000 Fortunatamente, le cose hanno iniziato a cambiare, proprio come nel finale del film, e abbiamo lavorato duramente per arrivare a questo risultato.
sostenibilita - "Boicottare l’olio di palma non è la soluzione. L’unica alternativa all’olio di palma è l’olio di palma sostenibile, se vogliamo salvare gli oranghi, le foreste, la fauna selvatica e il nostro pianeta”. A dirlo è Michelle Desilets, Executive Director di Orangutang Land Trust - Olt, intervistata in occasione del Capalbio Film Festival, che anche quest’anno ha dedicato una giornata alla sostenibilità. È stato infatti proiettato il film di Tim Harper, prodotto da Leonardo Di Caprio, “Ozi, la voce della foresta”.
Era come una dead zone
Una pellicola che affronta tematiche importanti, come la deforestazione, attraverso l’avvincente racconto di Ozi, una orangotango che, separata dalla sua famiglia, vede la sua vita stravolta a causa delle azioni umane: “Penso che vengano fuori molti messaggi da questo film - dichiara Desilets - il primo è che c’è un problema reale e c’è bisogno di esserne consapevoli perché solo attraverso la consapevolezza e facendo informazione, possiamo avviare le azioni che portano a cambiare ciò che accade sul campo”. Michelle Desilets ha visto con i suoi occhi gli effetti della deforestazione sulla fauna selvatica: “Ho creato con la mia migliore amica, nel 1998, un centro di recupero per oranghi non molto diverso da quello che si vede nel film - racconta - Questi animali provengono da eventi traumatici, terrificanti, come quelli che aprono le scene di Ozi. Sono davvero molto realistiche rispetto a quello che abbiamo visto noi circa alla metà del 2.000”.
“Abbiamo creato il centro per oltre 100 oranghi, pensavamo fosse molto ambizioso come numero. Ma nel 2004 ne avevamo circa 800 recuperati da situazioni come quelle in cui si è trovata Ozi e la sua famiglia nel film. L'espansione insostenibile dell’olio di palma - continua - specialmente in Indonesia e nelle isole del Borneo dove noi lavoriamo, è stata catastrofica per la vita selvatica, soprattutto per gli oranghi. Abbiamo assistito a una devastazione del 100%. Come nel film, potevi vedere scene in cui c’era silenzio, nessun movimento. Era come una dead zone. E sono stati devastati centinaia di migliaia di ettari di foresta pluviale primaria e secondaria in Indonesia e in altri posti del mondo”. “Fortunatamente, le cose hanno iniziato a cambiare, proprio come nel finale del film, e abbiamo lavorato duramente per arrivare a questo risultato. La pressione dei consumatori per una produzione sostenibile dell’olio di palma può cambiare ciò che accade sul campo”, conclude
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