Svizzera, arresti dopo il primo utilizzo della capsula del suicidio Sarco

La polizia svizzera ha arrestato diverse persone dopo la morte di una donna americana di 64 anni, avvenuta in una capsula suicida Sarco nel cantone di Sciaffusa. L'episodio ha sollevato interrogativi legali e morali sul suicidio assistito e l'uso di tale dispositivo. La capsula Sarco, progettata per permettere alla persona di premere un pulsante che inietta azoto all'interno di una camera sigillata, ha suscitato un dibattito riguardo la sua conformità alla legge svizzera.

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Il suicidio assistito è legale in Svizzera dal 1942, ma deve rispettare rigide normative. La ministra della sanità, Elisabeth Baume-Schneider, ha recentemente dichiarato che la capsula Sarco non rispetta le leggi elvetiche, in particolare per quanto riguarda la sicurezza dei prodotti e l'uso di gas come l'azoto. Il dispositivo è stato sequestrato dalle autorità, mentre la procura ha avviato un'indagine per incitamento al suicidio e complicità. Tra gli arrestati figura Florian Willet, direttore dell'organizzazione "The Last Resort", che promuove l'uso della capsula.

La donna deceduta, affetta da gravi problemi immunitari, ha scelto di porre fine alla sua vita utilizzando questo strumento in un'area isolata vicino a Merishausen. Questo evento rappresenta il primo caso noto di utilizzo della capsula Sarco, già al centro di polemiche internazionali a causa della sua semplicità d'uso e della mancanza di supervisione medica.

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