Netflix ha reso disponibile "Sweet Bobby – Il mio incubo", un documentario che racconta la storia sconvolgente di Kirat Assi, una donna londinese vittima di una delle truffe di catfishing più lunghe e devastanti mai registrate. La trama del documentario si basa su eventi reali e approfondisce una relazione online durata quasi dieci anni, che ha coinvolto Kirat in un intreccio di inganni psicologici e manipolazioni.
La storia inizia nel 2009, quando Kirat, una radiofonica affermata della comunità Sikh di Londra, entra in contatto su Facebook con "Bobby", un cardiologo che vive in Australia. I due iniziano una relazione affettiva virtuale, nonostante non si siano mai incontrati di persona. Con il passare degli anni, la loro relazione diventa sempre più intensa, ma allo stesso tempo sospetta, poiché Bobby evita costantemente di incontrare Kirat, giustificandosi con problemi di salute come un tumore al cervello e un ictus, o con presunti traumi personali.
Dietro questa complessa rete di bugie si cela una scoperta agghiacciante: Bobby non è mai esistito. In realtà, dietro l'identità falsa si nascondeva Simran Bhogal, la cugina di Kirat. Bhogal aveva creato oltre 50 profili falsi online, intrecciando un elaborato schema per manipolare Kirat. Questa truffa non solo ha devastato la vita personale e professionale di Kirat, ma le ha anche causato un profondo trauma psicologico.
Dopo anni di sospetti, Kirat ha assunto un investigatore privato che ha rivelato la vera identità di "Bobby". Nel 2018, Bhogal ha finalmente ammesso il suo ruolo nella truffa, e Kirat ha intentato una causa civile contro di lei, risolta poi in via extragiudiziale. Sebbene non sia stato considerato un reato dalle autorità, l'impatto emotivo su Kirat è stato profondo, portandola a perdere amicizie, lavoro e anni di vita, mentre cercava di ricostruire la sua esistenza devastata da una relazione inesistente.