L'influenza aviaria è considerata dagli esperti un potenziale rischio per una futura pandemia. Il virus H5N1, responsabile della malattia, sta continuando a diffondersi, specialmente tra gli animali negli Stati Uniti, dove casi di contagio sono stati registrati non solo in uccelli selvatici e pollame, ma anche in mammiferi come i bovini. Negli ultimi mesi sono stati documentati 20 casi umani, suscitando preoccupazioni nella comunità scientifica. Matteo Bassetti ha ribadito che si tratta solo di una questione di tempo prima che l'infezione si diffonda ulteriormente, sottolineando l'importanza di essere preparati.
In Italia, il virologo Arnaldo Caruso ha spiegato che il virus aviario è molto adattabile e che alcune sue varianti potrebbero già essere in grado di infettare l'uomo. Il passaggio del virus dai volatili ai mammiferi aumenta il rischio che possa un giorno trasmettersi anche tra esseri umani. Sebbene finora non ci sia stata una conferma di trasmissione da uomo a uomo, i virologi ritengono che il rischio sia concreto e che una sorveglianza più ampia sia necessaria, soprattutto per monitorare altri animali e alimenti di origine animale.
Il direttore della prevenzione del Ministero della Salute, Francesco Vaia, mantiene una posizione più ottimista e ritiene che al momento non ci sia un allarme aviaria in Italia. Tuttavia, gli esperti internazionali richiamano l'attenzione sulla necessità di intensificare i controlli e di sviluppare vaccini in grado di proteggere contro eventuali ceppi pericolosi del virus, non solo H5N1 ma anche altre varianti emergenti.
Il timore che il virus possa mutare in modo da trasmettersi efficacemente tra esseri umani porta alla necessità di una sorveglianza stringente e preparazione a livello globale. Il virus, infatti, si trasmette per via aerea, rendendolo potenzialmente molto contagioso. Secondo Roberto Burioni e altri virologi, è essenziale monitorare attentamente la situazione e adottare misure preventive per evitare una futura pandemia simile a quella del COVID-19.