Allarme crescente del Consiglio d'Europa: il discorso pubblico in Italia sempre più xenofobo
Negli ultimi anni, il Consiglio d'Europa ha segnalato un aumento preoccupante della xenofobia nel discorso pubblico italiano. La Commissione europea contro il razzismo e l’intolleranza (ECRI) ha sottolineato come i toni utilizzati da figure politiche di spicco siano diventati progressivamente più divisivi, colpendo in particolare rifugiati, migranti e minoranze come Rom e persone LGBTQ+. Secondo il rapporto diffuso dall’ECRI, molte di queste dichiarazioni sono ritenute offensive e cariche di odio, spesso pronunciate durante le campagne elettorali, sia online che offline.
L'ECRI denuncia che i discorsi di odio siano sempre più diffusi, normalizzati nella vita pubblica, contribuendo all'emarginazione di diverse comunità. Tra i gruppi maggiormente colpiti da tali retoriche, i Rom risultano particolarmente vulnerabili, come dimostrano alcune affermazioni fatte da esponenti politici di alto profilo. Ad esempio, nel 2018, l'allora Ministro dell'Interno, Matteo Salvini, propose l'espulsione di massa dei Rom irregolari, includendo anche i cittadini italiani di origine Rom. Commenti simili sono stati espressi in occasione di misure riguardanti la detenzione femminile, utilizzando stereotipi e pregiudizi negativi verso le donne Rom.
Un altro esempio riportato nel documento riguarda l’ex generale Roberto Vannacci, che, in un libro pubblicato nel 2023, ha espresso posizioni ritenute "razziste e fobiche" nei confronti di persone LGBTQ+ e immigrati. Vannacci ha affermato che le persone LGBTQ+ "non sono normali" e ha collegato la loro accettazione a complotti di una "lobby gay internazionale". Il generale ha inoltre dichiarato che gli immigrati e le persone di colore, come la pallavolista Paola Egonu, pur essendo italiani di cittadinanza, non rappresentano "l'italianità".
Il Consiglio d'Europa ha esortato l’Italia a istituire un organismo indipendente per l’uguaglianza, in grado di coordinare azioni concrete contro il razzismo e l'incitamento all'odio. Il rapporto, pur riconoscendo i progressi compiuti in alcune aree, come la lotta al bullismo scolastico e la tutela dei diritti delle persone LGBTQ+, sottolinea che molte questioni rimangono irrisolte. Il ruolo dell'Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali (UNAR), ad esempio, non risponde ai requisiti di indipendenza necessari per un organismo per le pari opportunità, e le persone LGBTQ+ continuano a subire discriminazioni e pregiudizi nella vita quotidiana.
L'ECRI ha anche evidenziato la necessità di migliorare il sistema di riconoscimento legale del genere, che in Italia resta lungo e complesso, richiedendo un'eccessiva medicalizzazione. Nonostante alcune misure positive, come la riduzione della presenza di insediamenti Rom grazie a progetti abitativi, l'Italia deve intensificare gli sforzi per garantire il rispetto dei diritti umani e contrastare l’odio crescente in ambito pubblico.
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