Nick Bosa nella Bufera: Il sostegno a Trump spacca il pubblico NFL
La NFL si infiamma a pochi giorni dalle elezioni presidenziali statunitensi del 5 novembre 2024, con il difensore dei San Francisco 49ers, Nick Bosa, protagonista di una controversia politica. Dopo la vittoria contro i Dallas Cowboys, Bosa ha interrotto l'intervista ai suoi compagni Brock Purdy e George Kittle, indossando un cappello con il logo "MAGA - Make America Great Again", slogan della campagna dell’ex presidente Donald Trump. La giornalista Melissa Stark della NBC ha minimizzato il gesto in diretta, mentre Bosa, interrogato in sala stampa, ha dichiarato di non voler parlare ulteriormente dell’argomento ma ha accennato all’importanza del momento politico.
Bosa, 27 anni, ha spesso espresso simpatie per Trump e già nel 2019, giocando per Ohio State, aveva manifestato apertamente il suo sostegno all'ex presidente. In passato, Bosa è stato criticato per commenti controversi, come quelli contro Colin Kaepernick, ex quarterback dei 49ers che divenne noto per la sua protesta inginocchiandosi durante l'inno nazionale contro la brutalità della polizia e le ingiustizie razziali. Nonostante i tentativi di Bosa di evitare domande dirette, la sua preferenza politica ha riacceso il dibattito sui limiti tra sport e politica, generando divisioni sui social media, con alcuni utenti che approvano il suo diritto a esprimersi e altri che criticano la sua posizione pubblica.
Questo episodio si inserisce in un clima teso nella NFL, già teatro di reazioni forti nei confronti di Trump da parte di vari atleti nel corso degli anni. Il supporto di Bosa a Trump e le dichiarazioni pubbliche del difensore continuano a suscitare reazioni miste, con tifosi e osservatori che si interrogano sulla neutralità dell’ambiente sportivo e sulle implicazioni di gesti pubblici come quello del cappello "MAGA".
Le reazioni sui social sono state particolarmente accese, con alcuni che sostengono il diritto di Bosa a esprimersi liberamente, mentre altri lo accusano di strumentalizzare il suo status per promuovere ideologie che escludono una parte significativa del pubblico.
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