Elezioni USA: Bezos giustifica il mancato endorsement del Washington Post
Jeff Bezos ha difeso pubblicamente la sua decisione di non sostenere alcun candidato alle elezioni presidenziali del 2024 tramite un editoriale sul Washington Post, interrompendo una tradizione decennale del giornale. Il proprietario della testata, tra le più influenti degli Stati Uniti, ha giustificato il mancato endorsement come una “scelta di principio”, affermando che l’endorsement presidenziale crea solo un’apparenza di parzialità e indebolisce l’indipendenza del giornale. Secondo Bezos, queste dichiarazioni rispecchiano una visione già espressa da Eugene Meyer, editore del Post negli anni ’30, che riteneva che il giornale dovesse rimanere imparziale durante le elezioni.
Bezos ha ribadito che non vi è stato alcun tipo di contropartita nella decisione di non appoggiare la candidata democratica Kamala Harris, confermando che nessuna delle due campagne è stata avvertita della scelta. Tuttavia, la decisione ha generato forti reazioni tra lettori e personalità di spicco, che hanno avviato una campagna social di disdetta degli abbonamenti al giornale, usando hashtag come BoycottWaPo. Tra i sostenitori del boicottaggio figurano celebri attori come Jeffrey Wright e Bradley Whitford, e l’opposizione interna si è fatta sentire con alcuni editorialisti, come Michele Norris e Robert Kagan, che hanno lasciato la testata, esprimendo disappunto per una decisione percepita come contraria ai valori democratici.
Alcuni esperti politici ritengono che Bezos potrebbe essere motivato dalla necessità di mantenere buoni rapporti con l’amministrazione federale, specialmente nel caso di una vittoria del candidato repubblicano Donald Trump. Questa interpretazione è alimentata dalle crescenti pressioni del mondo imprenditoriale a mantenere un profilo basso per evitare eventuali ritorsioni, soprattutto in un contesto di contratti governativi miliardari e timori di procedimenti antitrust verso Amazon. Bezos, che possiede Amazon Web Services, potrebbe dunque voler proteggere gli interessi aziendali dell’impresa, che concorre per grandi appalti federali. Tuttavia, il magnate ha assicurato che la scelta è stata presa interamente a livello interno, senza consultare né avvertire le campagne presidenziali.
Anche il nuovo editore del Washington Post, William Lewis, ha pubblicato un comunicato per chiarire che la scelta del giornale è stata presa per preservare l’autonomia editoriale, ripristinando la tradizione di neutralità seguita prima del 1976, quando il Post aveva iniziato a sostenere apertamente i candidati. Le polemiche, però, non si placano e anche alcuni giornalisti del Post hanno espresso preoccupazione per il calo delle sottoscrizioni, segnalando che la decisione dei vertici potrebbe ripercuotersi negativamente sul lavoro della redazione.
Dalla scena politica, si registrano critiche, tra cui quella del senatore democratico Bernie Sanders, che ha accusato Bezos di voler evitare conflitti con Trump per non compromettere gli affari federali di Amazon. Anche la repubblicana anti-Trump Liz Cheney ha commentato che la scelta del magnate potrebbe favorire indirettamente la candidatura dell’ex presidente. La decisione del Post arriva in un momento in cui diversi miliardari e CEO di aziende americane stanno adottando un profilo cauto, riflettendo la crescente tensione nelle elezioni e l’eventuale rischio di ritorsioni.
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