Migranti: il tribunale di Bologna rinvia il decreto Paesi sicuri alla Corte Ue

Il Tribunale di Bologna ha deciso di rinviare il decreto "Paesi sicuri" alla Corte di Giustizia dell'Unione Europea, ponendo domande sui criteri utilizzati per designare un Paese come "sicuro" per i migranti. Questo rinvio è avvenuto in seguito alla preoccupazione che i criteri imposti dal governo italiano possano essere in contrasto con le normative europee. In particolare, i giudici vogliono chiarire quale debba essere il parametro per identificare le condizioni di sicurezza relative alla designazione dei Paesi terzi come sicuri.

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Il decreto in questione, approvato il 23 ottobre 2024, prevede l'aggiornamento periodico dell'elenco dei Paesi di origine sicuri, da comunicare alla Commissione europea. Tuttavia, l'avvocato Paolo Iafrate ha sottolineato che l'applicazione delle norme del decreto potrebbe essere disapplicata se contraria al diritto europeo.

Reazioni diverse sono emerse in seguito a questa decisione. Tommaso Foti, capogruppo di Fratelli d'Italia alla Camera, ha espresso sorpresa per il rinvio, sostenendo che spetta allo Stato decidere quali siano le nazioni sicure, sebbene il giudice debba valutare caso per caso. Dall'altra parte, Rosario Coco, presidente di Gaynet, ha accolto positivamente la decisione, richiamando l'attenzione sui Paesi dove l'omosessualità è perseguitata. Ha sottolineato che la definizione di "Paese sicuro" deve considerare tutte le minoranze e non solo la popolazione generale.

Inoltre, i giudici hanno fatto notare l'assurdità di considerare un Paese, come la Germania durante il regime nazista, sicuro per tutti, evidenziando che le condizioni di sicurezza variano a seconda delle circostanze individuali. Infine, è stata richiesta una modifica urgente del decreto, invitando il governo a rispettare l'articolo 19 del Testo Unico sull'Immigrazione, che proibisce il rimpatrio di persone a rischio di persecuzione.

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