La tensione internazionale aumenta a causa del dispiegamento di circa 12.000 soldati nordcoreani in Russia, un’operazione voluta da Kim Jong-un a sostegno di Vladimir Putin nella guerra contro l'Ucraina. La decisione nordcoreana segue una serie di provocazioni missilistiche: nelle ultime ore, Kim ha autorizzato il lancio di un missile balistico verso il Mar Giallo, percepito come un segnale forte sia a Seul che a Washington. Il capo del Pentagono, Lloyd Austin, ha dichiarato che gli Stati Uniti sono pronti a difendere la Corea del Sud, ricorrendo a ogni mezzo a disposizione, compreso l'arsenale nucleare.
L’invio dei militari nordcoreani, già localizzati nella regione russa di Kursk a circa 50 km dal confine ucraino, costituisce un fattore di rischio per Kiev, con soldati inesperti in scenari moderni ma disciplinati e pronti a collaborare con le forze russe. Fonti ucraine riportano che alcuni di questi militari si sono spostati con camion civili per sfuggire all’osservazione nemica, e si prevede che il loro schieramento sul campo di battaglia possa avvenire in breve tempo.
Gli Stati Uniti hanno tentato di dissuadere Pyongyang, chiedendo un ritiro immediato delle truppe attraverso dichiarazioni ufficiali. In risposta, Jake Sullivan, consigliere della sicurezza nazionale statunitense, ha coinvolto anche la Cina, sottolineando la preoccupazione per le mosse di Kim e la potenziale destabilizzazione dell’area. Tuttavia, la Russia ha smentito ogni notizia sulla presenza di truppe nordcoreane al fronte, definendo queste informazioni “menzogne spudorate” e accusando gli Stati Uniti e il Regno Unito di disinformazione mirata.
Nel frattempo, l'intelligence sudcoreana e ucraina rimane vigile, sottolineando la probabilità di ulteriori lanci missilistici, con previsioni che segnalavano la possibilità di un nuovo missile intercontinentale in prossimità delle elezioni presidenziali statunitensi del 5 novembre.