Frutta secca: rischi e gestione delle allergie nei bambini
Tra i principali allergeni responsabili di reazioni potenzialmente pericolose, la frutta secca e le arachidi emergono come alimenti particolarmente critici. La popolazione pediatrica è la più esposta, dato che le allergie alimentari colpiscono circa il 6-8% dei bambini sotto i tre anni e sono in aumento anche negli adolescenti. Queste reazioni possono scatenarsi anche con minime quantità di allergene, talvolta persino inalato o contaminato attraverso altri alimenti.
Secondo l’immunologo Mauro Minelli, lo shock anafilattico rappresenta un rischio elevato quando la frutta secca è nascosta in cibi insospettabili, come merendine, caramelle o prodotti da forno. In Italia, il recente caso di una ragazza britannica deceduta a Roma a causa di uno shock anafilattico scaturito da tracce di arachidi in un dessert evidenzia l’importanza di una maggiore attenzione nella lettura delle etichette alimentari da parte di chi è affetto da allergie.
Per proteggere i bambini allergici è fondamentale sensibilizzare anche il personale scolastico e gli adulti che interagiscono con loro. I genitori devono fornire istruzioni chiare sul piano terapeutico, spesso inclusivo di iniezioni di adrenalina per gestire reazioni estreme. Maria Beatrice Bilò, presidente dell'Associazione Allergologi Immunologi Territoriali Ospedalieri (AAITO), sottolinea che negli ultimi anni le allergie alimentari nei bambini sono aumentate sette volte, e la prevenzione si basa su una comunicazione efficace con le figure che circondano i giovani pazienti.
Le reazioni crociate tra pollini e alimenti possono causare la cosiddetta sindrome orale allergica (SOA), che si manifesta come prurito e gonfiore labiale e orale subito dopo l’ingestione di frutta secca o verdure. Per i soggetti allergici, soprattutto durante la stagione della pollinazione, è essenziale evitare alimenti con antigeni simili a quelli dei pollini sensibilizzanti.
Minelli descrive la complessità degli allergeni della frutta secca, specificando che le proteine di deposito presenti nelle arachidi sono tra i principali fattori scatenanti per le reazioni allergiche. Questi allergeni, identificati con la sigla "Ara h", resistono al calore e alla cottura, mantenendo la loro capacità di scatenare reazioni gravi anche dopo il processo di cottura. Il loro effetto, talvolta letale, rende indispensabile un’etichettatura accurata e una corretta informazione per i soggetti sensibili.
La cross-contaminazione degli alimenti e la mancata chiarezza nelle etichette rappresentano ulteriori rischi per i consumatori allergici, aggravati da pratiche di lavorazione e dalla mancanza di nomenclature uniformi tra Paesi diversi.
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