Vitamina D: quali sono i valori corretti nel sangue e come si misurano?
Vitamina D è un’espressione generica con la quale si fa riferimento a un gruppo di cui fanno parte cinque vitamine liposolubili, vale a dire le vitamine D1, D2, D3, D4 e D5. Ai fini pratici, le forme più importanti sono la vitamina D2 (nota anche come ergocalciferolo) e, soprattutto, la vitamina D3 (colecalciferolo). Peraltro sono queste due le forme che vengono utilizzate per il confezionamento di supplementi nutrizionali a base di vitamina D.
Non sono molti gli alimenti che contengono apprezzabili quantitativi di vitamina D; quello che ne è più ricco, ma che non è particolarmente consumato, è l’olio di fegato di merluzzo. Per quanto una piccola quota di tale vitamina sia assunta con gli alimenti, la fonte principale è rappresentata dall’esposizione ai raggi solari.
Funzioni e carenza
La vitamina D è coinvolta nell’assorbimento intestinale di calcio e fosforo, contribuisce a regolare la mineralizzazione delle ossa e al buon funzionamento del sistema immunitario; è altresì importante per la normale contrattilità dei muscoli.
Il fabbisogno di vitamina D tende ad aumentare con l’avanzare dell’età e in caso di vitamina D bassa possono verificarsi problematiche di vario tipo che possono essere più o meno gravi a seconda del livello di carenza.
Serie problematiche da gravi carenze sono il rachitismo, l’osteomalacia, l’osteoporosi ecc. I sintomi e i segni da carenza sono disparati, uno di questi è la dolorabilità diffusa.
Come si misura l’eventuale carenza di vitamina D?
La misurazione dei livelli circolanti di vitamina D si ottiene tramite un apposito esame del sangue; popolarmente si parla di “test della vitamina D”, ma la denominazione tecnica è “dosaggio della 25-OH-D3 (25-idrossivitamina D)”.
L’unità di misura utilizzata è ng/mL e i valori di normalità vanno da 30 a 100.
Si ha “insufficienza” nel caso di valori compresi tra 10 e 30 e di “carenza” qualora i livelli siano inferiori a 10. Nel caso di valori superiori a 100 si parla di “tossicità”.
Va precisato che i casi di tossicità sono decisamente più rari di quelli di insufficienza o carenza. La causa di valori eccessivi è solitamente dovuta all’assunzione protratta (vale a dire per alcuni mesi) di dosi di vitamina D di 60-100 volte superiori a quella raccomandata (RDA). Una delle conseguenze della tossicità è l’ipercalcemia (valori eccessivi di calcio nel sangue).
Qualora gli esami rivelino tossicità è necessario interrompere la somministrazione di integratori e intraprendere uno specifico trattamento.
Quando viene richiesto il dosaggio della 25-OH-D3?
Il dosaggio della 25-OH-D3 non rientra tra i cosiddetti test ematici di routine e il medico curante o uno specialista possono richiederlo quando, per la presenza di determinati segni e sintomi, sospettano la presenza di un disturbo del metabolismo del calcio associato a problematiche quali rachitismo, osteoporosi nel periodo post-menopausa, osteodistrofia nutrizionale (difettosa formazione del tessuto osseo a causa di disturbi nutrizionali), osteodistrofia renale (disturbo che insorge quando i reni non sono in grado di mantenere i normali livelli di calcio e fosforo nel sangue) ecc.
Ovviamente, il dosaggio della 25-OH-D3 è effettuato anche per controllare i livelli di vitamina D quando si sta effettuando un’integrazione mirata al trattamento di una carenza.