Pil e disuguaglianze: qual è la reale condizione degli italiani?

I principali indicatori economici, come il Prodotto Interno Lordo (Pil), l'occupazione e l'inflazione, spesso non riflettono pienamente le condizioni di vita degli italiani. Esiste una discrepanza tra i dati macroeconomici e la realtà quotidiana, accentuata dai ritardi nelle rilevazioni statistiche rispetto alle esperienze vissute dalle persone.

Secondo l'Istat, nel terzo trimestre del 2024 il Pil ha raggiunto 481.587 milioni di euro, il valore più alto dal 1996. Gli occupati a settembre 2024 sono stati 23.983.000, il massimo dal 2004, e l'inflazione a ottobre 2024 si è attestata allo 0,9%, vicino al minimo del gennaio 2015 (0,6%). Questi dati suggerirebbero un'economia in salute e condizioni economiche favorevoli per gli italiani.

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Tuttavia, l'analisi "Benessere e disuguaglianze in Italia" dell'Istat evidenzia persistenti disuguaglianze territoriali. Le regioni del Nord mostrano livelli di benessere superiori alla media nazionale, mentre il Mezzogiorno continua a essere svantaggiato, soprattutto in ambiti come il lavoro, la conciliazione dei tempi di vita e le relazioni sociali.

Le donne risultano particolarmente penalizzate nel mercato del lavoro, con tassi di occupazione più bassi e una maggiore incidenza di part-time involontario. Il tasso di mancata partecipazione al lavoro è più elevato tra le donne, indicando una disparità di genere significativa.

Il livello di istruzione emerge come fattore cruciale per la qualità della vita. Un alto grado di istruzione è associato a maggiori livelli di benessere e a una protezione più efficace dalle vulnerabilità. Il rischio di povertà tra i laureati è più che dimezzato rispetto alla media della popolazione. Tuttavia, questo rischio varia significativamente sul territorio: è minimo tra i laureati residenti al Nord e massimo tra i residenti nel Mezzogiorno con bassa istruzione.

In dettaglio, il disagio economico è più pronunciato nel Mezzogiorno, dove il rischio di povertà raggiunge il 30,8% (40,7% tra chi ha bassa istruzione), rispetto a meno del 10% al Nord (3,6% tra i laureati). Le donne con bassa istruzione nel Mezzogiorno sono il gruppo più svantaggiato, con un rischio di povertà del 42,7%. Tra i giovani adulti con basso titolo di studio nel Mezzogiorno, il rischio sale al 56,7%.

Nel mercato del lavoro, il capitale umano gioca un ruolo determinante. Il tasso di occupazione dei laureati è dell'84,3%, dei diplomati del 73,4%, entrambi superiori alla media nazionale del 69,1%. Per chi ha un basso titolo di studio, il tasso scende al 54,2%. Anche nel Mezzogiorno, i laureati (82,5%) e le laureate (71,8%) mostrano tassi di occupazione significativamente più alti rispetto a chi ha un basso livello di istruzione.

La lotta alle disuguaglianze e il protagonismo dei ragazzi e delle ragazze devono ora guidare la fase di investimento delle risorse - “Le dichiarazioni del ministro Bianchi al termine della prima riunione della Cabina di Regia sul PNRR segnano un importante passo in avanti sugli investimenti in tema di diritto all’educazione. È necessario fare in modo che queste risorse servano a colmare le gravi disuguaglianze sociali ed educative che compromettono il futuro di bambini e adolescenti.