Interpol, arrestato a Roma l'imprenditore messicano Óscar Herrejón, accusato di violenza sessuale

Nel giugno 2024, le autorità italiane hanno arrestato a Roma Óscar Manuel Herrejón Caballero, un imprenditore messicano di 64 anni, ex dirigente bancario, ricercato dall'Interpol per presunte aggressioni sessuali multiple ai danni di dipendenti in diverse sedi di una banca messicana. Herrejón era giunto in Italia per partecipare al matrimonio del figlio, Manuel Herrejón Suárez, direttore esecutivo di Masari Casa de Bolsa, un'azienda di servizi finanziari.

La sua presenza in un B&B nei pressi di Piazza di Spagna è stata segnalata attraverso il sistema di allerta per gli alloggiati. Nonostante i tentativi dei familiari di depistare le forze dell'ordine, Herrejón è stato arrestato il 13 giugno 2024 e trasferito nel carcere di Regina Coeli, in attesa di estradizione.

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Successivamente, le autorità messicane hanno emesso un ulteriore mandato di arresto internazionale nei confronti di Herrejón per frode processuale, legata a una controversia con l'istituto bancario presso il quale aveva lavorato anche dopo il pensionamento come consulente esterno.

Herrejón, difeso dal team legale dello studio International Lawyers Associates, ha inizialmente richiesto gli arresti domiciliari presso l'abitazione di un conoscente residente a Montecarlo, ma la Corte d'Appello di Roma ha respinto la richiesta nell'ottobre 2024.

Convinto della propria innocenza, Herrejón ha dichiarato che le accuse di violenza sessuale e frode processuale sono "false" e "strumentali", sostenendo che siano emerse dopo aver intentato una causa contro la banca messicana per "licenziamento illegittimo" nel settembre 2023. Ha quindi espresso il desiderio di essere estradato in Messico per affrontare le accuse e dimostrare la sua onestà.

Alexandro Maria Tirelli, presidente delle Camere penali del diritto europeo e internazionale, ha commentato: "Il signor Herrejón ha deciso di rinunciare alla procedura d’opposizione all’estradizione e ha richiesto consensualmente di essere trasferito in Messico per affrontare le accuse e dimostrare la sua innocenza. Questa scelta, pur consapevole che la Corte d’Appello di Roma difficilmente avrebbe acconsentito all’estradizione, dimostra coraggio e fiducia nella giustizia. Tuttavia, è doveroso sottolineare che in Messico i reati di violenza sessuale sono puniti con pene sproporzionate, fino a 30 anni di carcere, e che le condizioni detentive nel Paese sono state più volte stigmatizzate dalle organizzazioni per i diritti umani. È essenziale che il processo avvenga nel rispetto dei diritti fondamentali dell’imputato".