Primo caso di Fine vita in Lombardia: una donna affetta da sclerosi multipla pone fine alle sue sofferenze

Una donna di 50 anni, affetta da sclerosi multipla progressiva da oltre 30 anni, è deceduta nelle scorse settimane nella sua abitazione in Lombardia, dopo aver assunto autonomamente un farmaco letale fornito dal Servizio Sanitario Nazionale (SSN). Questo rappresenta il primo caso di suicidio assistito nella regione e il sesto in Italia.

A causa della malattia, la paziente era paralizzata e necessitava di assistenza continua. Nel maggio 2024, aveva richiesto la verifica delle proprie condizioni per accedere al suicidio assistito. Dopo il parere favorevole del comitato etico a luglio, l'azienda sanitaria ha confermato il possesso dei requisiti stabiliti dalla Corte Costituzionale nella sentenza 242/2019 sul caso Cappato/Antoniani.

primo caso

Nonostante iniziali difficoltà nel reperire il farmaco e la strumentazione necessari, grazie all'assistenza dell'Associazione Luca Coscioni e del dottor Mario Riccio, anestesista e consigliere generale dell'associazione, la donna ha potuto procedere con l'autosomministrazione del farmaco letale nel gennaio 2025, circondata dai suoi cari.

In un messaggio lasciato prima di morire, ha scritto: "La mia breve vita è stata intensa e felice, l'ho amata all'infinito e il mio gesto di porre fine non ha significato che non l'amassi".

Filomena Gallo e Marco Cappato, rispettivamente segretaria nazionale e tesoriere dell'Associazione Luca Coscioni, hanno dichiarato: "La Regione Lombardia ha fornito l'aiuto medico per la morte volontaria perché era suo dovere farlo". Hanno inoltre sottolineato che, se fosse stata in vigore la legge di iniziativa popolare "Liberi Subito", la procedura sarebbe stata più chiara e definita, evitando un iter durato nove mesi.

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