Siria nel caos: oltre 1.000 morti in scontri tra forze di sicurezza e lealisti di Assad

Nella regione costiera della Siria, oltre 1.000 persone hanno perso la vita in due giorni di violenti scontri tra le forze di sicurezza del nuovo governo e combattenti lealisti al deposto presidente Bashar al-Assad. Secondo l'Osservatorio Siriano per i Diritti Umani (SOHR), tra le vittime si contano 745 civili, molti dei quali appartenenti alla minoranza alawita, uccisi principalmente attraverso esecuzioni sommarie.

Gli scontri sono iniziati giovedì scorso quando gruppi armati fedeli al precedente regime hanno attaccato le forze governative nella città costiera di Jableh, nella provincia di Latakia. Questo episodio rappresenta una delle sfide più significative per le nuove autorità islamiste del Paese, a tre mesi dalla caduta di Assad.

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Le violenze hanno colpito duramente le province di Latakia e Tartus, considerate roccaforti della comunità alawita. Testimonianze locali riportano esecuzioni di intere famiglie, saccheggi e incendi di abitazioni. Molti residenti sono fuggiti verso le montagne circostanti o hanno cercato rifugio presso la base aerea russa di Khmeimim.

Il presidente ad interim, Ahmad al-Sharaa, ha condannato fermamente le atrocità commesse e ha promesso giustizia per le vittime, sottolineando l'importanza dell'unità nazionale e della protezione dei civili.

La comunità internazionale ha espresso profonda preoccupazione per l'escalation della violenza. Le Nazioni Unite hanno esortato tutte le parti a cessare immediatamente le ostilità e a garantire la protezione dei civili, mentre la Francia ha condannato gli attacchi settari e ha richiesto indagini indipendenti per punire i responsabili.

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