Norvegia riattiva bunker della Guerra Fredda per difendersi dalla minaccia russa nell’Artico
La Norvegia ha deciso di riattivare alcune basi militari risalenti alla Guerra Fredda per rafforzare la propria difesa in risposta alle crescenti tensioni con la Russia. Tra queste, la stazione aerea di Bardufoss e la base navale sotterranea di Olavsvern stanno tornando operative dopo anni di inattività.
Durante la Guerra Fredda, la Norvegia aveva costruito circa 3.000 strutture sotterranee per proteggere le sue forze armate e quelle alleate. Oggi, con il conflitto in Ucraina e l'aumento delle attività militari russe nell'Artico, Oslo ha deciso di modernizzare e riaprire queste installazioni strategiche.

La base aerea di Bardufoss, inaugurata nel 1938, fu utilizzata durante la Seconda Guerra Mondiale dai tedeschi per proteggere la corazzata Tirpitz. Successivamente, divenne un rifugio sicuro per i caccia norvegesi durante la Guerra Fredda. Oggi, dopo aggiornamenti strutturali e tecnologici, Bardufoss ospita i moderni caccia F-35 Lightning II, proteggendoli da potenziali attacchi, inclusi quelli dei droni kamikaze.
La base navale di Olavsvern, situata vicino al punto in cui il Mare di Norvegia incontra il Mare di Barents, è una struttura sotterranea scavata nella roccia, con un tunnel di uscita lungo 909 metri e una massiccia porta anti-esplosione. Costruita a partire dagli anni '50 con un investimento di circa 450 milioni di dollari, in gran parte finanziati dalla NATO, la base è stata recentemente riacquistata e aggiornata per ospitare sottomarini norvegesi e alleati, offrendo protezione contro attacchi aerei e monitorando le attività navali russe nell'Artico.
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