Curiosità e significato della soluzione Il Tesoro Dei Romanov
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Fine dei Romanov è un'espressione impiegata da svariati storici per designare l'insieme di esecuzioni extragiudiziali compiute dal nuovo potere sovietico contro membri della ex famiglia imperiale dei Romanov. Dalla rivoluzione d'ottobre del 1917 ai primi del 1919 furono uccise una ventina di persone di ambo i sessi, circa un terzo dei membri adulti della famiglia imperiale, a partire dal deposto imperatore Nicola II con tutta la sua famiglia immediata: sua moglie Aleksandra Fëdorovna e i cinque figli: le quattro granduchesse Olga, Tatiana, Maria, Anastasia e lo zarevich Alessio, oltre ai membri rimasti al loro seguito, tra cui Evgenij Botkin, Anna Demidova, Aleksej Egorovic Trupp e Ivan Michajlovic Charitonov. Secondo la versione ufficiale rilasciata dal governo rivoluzionario sovietico, i membri della famiglia imperiale vennero giustiziati da un plotone di esecuzione per il timore che la città potesse essere occupata dal movimento dei "bianchi" (in particolare dalla Legione Cecoslovacca) che avrebbe certamente salvato l'intera famiglia, la quale costituiva un imbarazzante problema politico.
Secondo diversi storici e ricercatori nel campo, l'ordine venne impartito da tre personaggi chiave: Lenin, Jakov Michajlovic Sverdlov e Feliks Edmundovic Dzeržinskij. I corpi dei membri della famiglia imperiale e dei loro servitori vennero portati quindi nella foresta di Koptjaki dove vennero spogliati, mutilati con bombe a mano per impedirne l'identificazione, cosparsi di acido solforico e bruciati.
Nel 1919, l'Armata Bianca iniziò le ricerche dei corpi della famiglia imperiale ma non riuscì ad individuare il luogo della loro sepoltura, concludendo che i resti potevano essere stati cremati e dispersi dal momento che nell'area di Ganina Jama erano state trovate tracce di pire. Nel 1979 e nel 2007 i resti dei corpi vennero ritrovati in due tombe non segnate presso un campo chiamato Porosenkov.
Le esecuzioni, secondo alcuni, vennero commesse su ordine espresso di Lenin. Pur essendo informati del fatto che "l'intera famiglia ha subito la stessa sorte del suo capo", i bolscevichi si limitarono ad annunciare la morte di Nicola alla stampa, dicendo che "la moglie di Nicola Romanov e suo figlio sono stati inviati in un posto sicuro." Per otto anni la leadership sovietica mantenne il più assoluto riserbo sulla faccenda, anche di fronte a quanti già nel settembre del 1919 dicevano che la famiglia imperiale era stata giustiziata da estremisti rivoluzionari ammettendo solo nell'aprile del 1922 la morte di tutta la famiglia.
I primi particolari delle morti vennero pubblicati nel 1926 grazie all'opera di un émigré dei "bianchi", il quale ad ogni modo disse che i corpi non potevano essere ritrovati in quanto erano stati cremati e sollevando il Gabinetto di governo di Lenin da ogni responsabilità, classificando l'azione come il gesto di estremisti rivoluzionari. L'assoluto silenzio delle autorità sovietiche sulle esecuzioni alimentò per contro fantasie sui sopravvissuti, assieme alla comparsa di molti impostori che si spacciavano per i vari membri della famiglia imperiale, fatto che orientò i media sulla Russia sovietica. Ogni discussione in merito venne messa a tacere da Iosif Stalin nel 1938.
Il sito della reale sepoltura dei corpi venne scoperto nel 1979 da un ricercatore amatoriale, ma l'esistenza dei resti venne resa pubblica solo nel 1989, nel periodo del glasnost'. L'identità dei resti venne confermata da indagini forensi del DNA. I resti vennero sepolti con tutti gli onori nella Cattedrale dei Santi Pietro e Paolo a San Pietroburgo nel 1998, 80 anni dopo l'esecuzione, in una cerimonia cui parteciparono nostalgici e anticomunisti ma non le personalità chiave della Chiesa ortodossa, che discutevano sull'autenticità dei resti ritrovati. Una seconda tomba, più piccola delle precedenti sepolture e contenente i corpi di due ragazzini, che si ritiene siano i resti dello zarevic Alessio e di sua sorella Maria, venne scoperta da un ricercatore amatoriale nel 2007. Nel 1993 lo Stato russo post-sovietico aprì ufficialmente un fascicolo d'indagine per la morte dell'ex famiglia imperiale, ma nessuno venne accusato in quanto tutti gli attori del dramma erano ormai morti. Nel 2008, dopo una lunga battaglia legale, i Romanov furono ufficialmente proclamati dallo Stato russo "vittime di repressioni politiche".
Alcuni storici, pur senza avere alcuna conferma dalla documentazione archivistica resa disponibile nel corso degli anni, hanno attribuito l'ordine dato da Lenin come la possibilità con esso di impedire che la famiglia dello zar fosse soccorsa dalla Legione Cecoslovacca nel corso della guerra civile russa. Questo fatto è stato confermato anche da un passaggio del diario di Lev Trockij. Un'indagine condotta da Vladimir Solov'ëv e conclusasi nel 2011 ha comunque dimostrato, pur avendo cercato negli archivi di Stato russi, che non vi è alcun documento scritto con l'autorizzazione di Lenin o Sverdlov a procedere con l'esecuzione della famiglia imperiale; ad ogni modo entrambi appoggiarono certamente l'azione dopo che essa era stata compiuta. Secondo altre fonti, Lenin ed il governo sovietico avrebbero voluto condurre un processo regolare ai Romanov, con Trockij come giudice, ma il soviet degli Urali, su pressione di alcuni rivoluzionari ed anarchici, prese l'iniziativa personalmente con l'avvicinarsi dei cecoslovacchi.
Negli anni 1990 il presidente russo Boris Nikolaevic El'cin descrisse l'esecuzione dei membri della famiglia imperiale come una delle pagine più vergognose della storia della Russia.
*il tesoro dei romanov*