Curiosità e significato della soluzione Partitina

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Il Partito Socialista Italiano (PSI) è stato un partito politico italiano di ispirazione socialista, attivo dal 1892 al 1994.

A parte la breve esperienza del Partito Socialista Rivoluzionario Italiano, che tenne il suo primo Congresso Nazionale a Forlì nel 1884, è il più antico partito politico in senso moderno e la prima formazione organizzata della sinistra in Italia, oltre ad aver rappresentato anche il prototipo del partito di massa. Alla sua fondazione nel 1892 a Genova nella sala dell'associazione garibaldina Carabinieri genovesi adottò il nome di Partito dei Lavoratori Italiani. Successivamente a Reggio Emilia nel 1893 il nome venne cambiato in Partito Socialista dei Lavoratori Italiani mentre al congresso di Parma del 1895 assunse il nome di Partito Socialista Italiano.

Durante il regime fascista (in particolare dopo la messa al bando di tutti i partiti tranne il Partito Nazionale Fascista) continuò la sua attività nella clandestinità mentre la direzione del partito in esilio in Francia tentava di mantenere i contatti con i nuclei clandestini e d'influire sulla vita politica italiana, denunciando all'opinione pubblica europea e statunitense i crimini del regime. Nel 1930 il Partito Socialista Italiano in esilio subì una scissione interna tra l'ala fusionista, che procedette a una riunificazione con il PSULI rinominandosi Partito Socialista Italiano - Sezione dell'Internazionale Operaia Socialista, e l'ala massimalista, che venne da quel momento conosciuta come Partito Socialista Italiano (massimalista). Quest'ultima perse gradualmente membri nel corso degli anni, scomparendo intorno agli inizi degli anni 1940.

Dopo la caduta del fascismo del 25 luglio 1943, il PSI partecipò al movimento italiano di Resistenza, essendo presente nei Comitati di Liberazione Nazionale centrale e locali e organizzando proprie formazioni partigiane denominate Brigate Matteotti. Dopo la fusione con il Movimento di Unità Proletaria avvenuta nell'agosto 1943 assunse il nome di Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria, per poi ritornare al nome precedente nel 1947, anno in cui il PSI strinse un'alleanza con il PCI, la quale causò la scissione socialdemocratica di Palazzo Barberini, dalla quale ebbe origine il Partito Socialista Democratico Italiano.

Negli anni sessanta si avviò una stagione di collaborazione tra il PSI e la Democrazia Cristiana che portò alla nascita dei primi governi di centro-sinistra. Nel 1964 la sinistra più radicale e ortodossa interna al PSI se ne distaccò per formare una nuova formazione politica che rispolverò il nome di Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria.

Nel 1966 il PSI e il PSDI decisero di riunificarsi nel PSI-PSDI Unificati, noto anche con la denominazione di Partito Socialista Unificato. A causa del cattivo risultato elettorale conseguito alle elezioni politiche del 1968 l'unità socialista durò meno di due anni e il 28 ottobre 1968 riprese la denominazione di PSI mentre la gran parte della componente socialdemocratica diede vita nel luglio 1969 al Partito Socialista Unitario, che nel febbraio 1971 riassunse il nome originario di Partito Socialista Democratico Italiano. Dopo il fallimento della riunificazione con i socialdemocratici e l'entrata in crisi della formula del centro-sinistra a seguito della nascita della contestazione studentesca e del protagonismo operaio nelle lotte degli anni settanta, il PSI con il segretario Francesco De Martino, succeduto al leader calabrese autonomista Giacomo Mancini, elaborò nel 1974 la strategia della alternativa di sinistra che avrebbe dovuto mandare all'opposizione la DC e portare al governo la sinistra unita. Tale strategia entrò in rotta di collisione con quella del compromesso storico lanciata dal segretario del PCI Enrico Berlinguer all'indomani del golpe in Cile nel 1973.

A partire dagli anni settanta si affermò nel partito una nuova posizione ideologica volta a riscoprire la tradizione socialista liberale e libertaria, non marxista e non bolscevica, culminata con la nomina di Bettino Craxi a segretario nel 1976. Il nuovo capo politico autonomista e riformista marcò ancora di più la nuova direzione del PSI verso il socialismo liberale, rendendo il partito più autonomo dal PCI e più marcatamente indirizzato ad un centro-sinistra socialdemocratico. È dimostrazione di ciò la nascita del Pentapartito, e successivamente la nascita dei governi Craxi. A seguito di questa svolta ideologica venne gradualmente modificato il simbolo del PSI, sostituendo alla falce e martello l'immagine ottocentesca del garofano rosso.

Successivamente a seguito della caduta del comunismo nei Paesi dell'est europeo nel 1989 venne modificata la denominazione stessa del partito in Unità Socialista – PSI, auspicando con ciò una riunificazione tra i socialisti, i socialdemocratici del PSDI e la componente riformista del PCI, che nel 1991 divenne il Partito Democratico della Sinistra.

A seguito della crisi dei partiti tradizionali conseguente alla vicenda di Tangentopoli che colpì duramente il PSI sia dal punto di vista politico-elettorale sia finanziario, il partito venne messo in liquidazione nel 1994, determinando la diaspora socialista con la nascita di varie formazioni politiche, divise circa l'adesione alla coalizione di centro-destra o a quella di centro-sinistra, secondo il nuovo sistema bipolare della cosiddetta Seconda Repubblica, favorito dall'introduzione della nuova legge elettorale maggioritaria del Mattarellum.

Napoletano

Sostantivo

partetella f sing (pl.: ppartetelle)

  1. partitina